Firenze, teatro Comunale, “La traviata” di Giuseppe Verdi
HO SEMPRE TROVATO INTERESSANTI LE PERSONE AUDACI
Ho sempre trovato interessanti le persone audaci.
Di sicuro Alfredo e Violetta sono due persone audaci, perché decidono di vivere il loro amore contro il parere dei benpensanti, perché decidono di vivere insieme contro l’opinione della borghesia a cui pure appartengono (un poco quello che succede a Verdi con la Strepponi nella sonnolenta campagna di Busseto).
Invece audace di certo non è Cristina Comencini in questa sua regia. Non tanto per avere spostato l’azione nella Belle Epoque, il cambio di ambientazione ci sta (si parla di amore, tema universale e imperituro) e la scena della sorella Paola è curata e dettagliata, quanto per avere caratterizzato l’azione con situazioni non giustificate e non giustificabili. Ci può stare che le due feste di Violetta (primo atto) e Flora (secondo atto) siano ambientate in luoghi pubblici. Non ci può stare che il primo quadro del secondo atto e il terzo atto siano ambientati nella stessa casa, la quale prima è situata nelle sperdute campagne fuori Parigi poi in pieno centro città. Ci può stare che cambi la prospettiva di veduta nei differenti quadri e così che la casa di Violetta sia vista prima dall’interno (primo quadro del secondo atto) e poi dall’esterno (terzo atto). Non ci può stare che l’azione del secondo si svolga in camera da letto (Annina torna da Parigi e con il cappello ancora in testa si mette a riassettare il letto mentre Alfredo si sta vestendo) e che quella del terzo sia ambientata nel cortile di casa (Violetta moribonda gira per il giardino e passa di panchina in panchina, morendo in pratica all’aperto). Ci può stare un accenno di tenerezze tra Alfredo e Violetta (però poteva osare di più la Comencini, oltre l’amplesso del matador rivelato dal gioco delle ombre cinesi su un lenzuolo bianco). Non ci può stare che Germont padre ci provi con Violetta (forse un’allusione alle voci che volevano Alphonsine Duplessis divisa tra Dumas padre e figlio?). Ci sta l’immagine dei due innamorati sulla panchina, come i fidanzatini di Peynet, come ci stanno i numerosi e delicati gesti di tenerezza tra Violetta ed Alfredo, non ci sta che le zingarelle siano ballerine di cancan, che invece di predire il futuro mostrano sederi e gambe, come non ci sta il “ballo da far west” durante il brindisi.
Lo spettacolo ha il suo punto di forza nella protagonista: Mariella Devia è davvero strepitosa. Votata al belcanto, affronta il ruolo con convinzione e ne fornisce una prova da manuale (come del resto tutte le sue interpretazioni). La dizione è perfetta, l’emissione sicura, i registri controllati e saldi, la partecipazione emotiva totale: Amami, Alfredo! è sussurrato; Croce e delizia caratterizzato dal gesto finale imperioso, con cui scaglia via il manicotto nero e si avvia fuori scena col cappotto in spalla; Parigi, o caro è piena di improvvisa e radiosa fiducia; Addio, del passato ha la voce incrinata dal pianto; il confronto con Germont è lucido e passionale; in “Alfredo, Alfredo, di questo core non puoi comprendere tutto l’amore…” l’intensità della voce è tale che si fa fatica a non piangere. La Devia non teme i sovracuti, affrontati con decisione e senza incrinature, si adegua perfettamente ai mutamenti di colore e tono necessari ai diversi momenti. Davvero bravissima.
Juan Pons interpreta Germont con padronanza e grande mestiere e una voce ancora solida e profonda, dotata di un registro centrale di spessore. Matthew Polenzani è un giovane Alfredo con voce dal piacevole colore ed un’emissione scandita e sicura, ma che mostra poco sentimento e tende a cantare un po’ tutto alla stessa maniera. Antonella Trevisan è una partecipe e credibile Annina, Tiziana Tramonti un’aspra e civetta Flora (che somiglia a Musetta). Con loro Luigi De Donato (Marchese), Mario Bellanova (Dottore). Enrico Cossutta (Gastone) Armando Gabba (Barone). Buona prova del coro del Maggio e dell’orchestra del Maggio, diretta da Renato Palumbo con mano sicura.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Firenze, teatro Comunale, il 29 novembre 2005
Visto il
al
Maggio Musicale Fiorentino
di Firenze
(FI)