Lirica
LA TRAVIATA

la bottega delle cornici

la bottega delle cornici

Il festival 2011 si apre e si chiude con due nuovi allestimenti, Traviata e Roméo et Juliette. Il primo, a cui è riservata la serata inaugurale alla presenza del Presidente della Repubblica, è uno spettacolo integrale di Hugo De Ana, che ne cura regia, scene, costumi e luci.
Grandi cornici sono presenti sul palco e appoggiate alle gradinate ad isolare gli spazi in cui si svolgono le azioni. Cornici dorate, ottocentesche nelle linee Impero, tranne una che si concede un vezzo barocco con un'ala di intaglio sontuoso. Una cornice enorme circonda il palco in cui si svolge l'azione, altre due di dimensioni inferiori ai lati riservate alle controscene e ai coristi. Dentro la cornice principale oggetti vari, da quanto necessario al plot ai bauli di Louis Vuitton, da fogli di spartiti alla locandina della prima Traviata; addirittura nel terzo atto lo spazio è riempito, come per una sorta di horror vacui. Sia a casa di Violetta che a casa di Flora abat-jour scandiscono il salire delle gradinate sul fondo. Nel secondo atto un telo di stoffa bordato e raffigurante un fiore crea l'illusione del paesaggio di campagna.

Durante l'ouverture figure vestite di nero si aggirano e spostano tele con su raffigurati frammenti della “Margherita Gauthier” di Eugenio Scomparini esposta al museo Revoltella di Trieste, un puzzle di impossibile ricomposizione. Il dipinto di Scomparini è del 1890, epoca in cui i costumi situano l'azione; abiti sontuosi, curatissimi, come presi dai quadri di Giuseppe De Nittis, che di quella società parigina fu ineguagliato ritrattista. La regia sottolinea i rapporti tesi, a volte violenti, tra i protagonisti, che culminano con il linciaggio di Alfredo dopo l'affronto a Violetta alla fine del secondo atto. Una connotazione di violenza è presente fin dall'inizio, dove le coriste hanno fruste in mano. E il realismo impone che Violetta rimanga in guepiere, mentre la cornice su cui ella è seduta la solleva a notevole altezza con le gambe che svolazzano nel vuoto. Durante “De' miei bollenti spiriti” Alfredo gioca con una racchetta da tennis e scaglia la palla in gradinata, suscitando un boato nel pubblico. Nel finale tornano le figure nerovestite, che rivelano essere dei Pierrot per il carnevale che impazza fuori ma che finiscono per prendersela con Violetta, strattonandola e spingendola a terra. Marginale l'apporto delle coreografie di Leda Lojodice.

Carlo Rizzi dirige l'orchestra con impeto e poca morbidezza, mantenendo il controllo di buca e palco con volumi di suono contenuti, fin troppo: negli spazi areniani si perdono alcuni momenti degli archi.
Ermonela Jaho è una Violetta di grande temperamento e presenza scenica; la voce è importante nel volume, sicura nell'acuto e coi centri iscuriti innaturalmente; fatica nelle agilità del primo atto, poco convince nei momenti drammatici del prosieguo; il parlato è enfatico. Francesco Demuro è un Alfredo dalla voce di bel colore ma non fornita di sufficiente appoggio, che non teme le salite verso l'acuto. Vladimir Stoyanov è un Germont solido ed autorevole, la voce è espressiva e morbida e trova accenti di vera commozione. Appropriati la Annina di Serena Gamberoni, il Gastone di Saverio Bambi, il Barone di Nicolò Ceriani e il Marchese di Paolo Maria Orecchia. Esuberante, nei gesti e nella vocalità, la Flora di Chiara Fracasso. Con loro il Dottore di Gustàv Belàcek, il Giuseppe di Gianluca Sorrentino e Manrico Signorini nella doppia veste di domestico e commissionario. Coro preparato da Giovanni Andreoli, corpo di ballo diretto da Maria Grazia Garofoli.

Arena esaurita, successo incondizionato per tutti. Il vero trionfatore della serata è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, difensore della cultura e dell'unità nazionale, accolto dal pubblico in piedi: l'Inno di Mameli proposto da orchestra e coro insieme ai 14.000 spettatori è stato un momento di profonda emozione.

Visto il
al Arena di Verona (VR)