Lirica
LA TRAVIATA

Lo specchio dei tempi

Lo specchio dei tempi

Nel 1921, per amore di un soprano, il conte Pier Alberto Conti allestì per la prima volta un’opera, Aida, allo Sferisterio, stadio per la palla al bracciale pensato negli anni Venti dell’Ottocento dall’architetto settempedano Ireneo Aleandri, uno degli spazi all’aperto più suggestivi al mondo. Da allora si sono succedute cinquanta stagioni e, ça va sans dir, le nozze d’oro si celebrano con la ripresa del più celebre e premiato allestimento della storia di Macerata, “La traviata” nota come “Brockhaus - Svoboda” o "La traviata dello specchio".

Lo specchio ideato nel 1992 da Josef Svoboda posizionato in modo da riflettere le scene dipinte sul pavimento, che nel finale si alza a riflettere il pubblico, desta ancora emozione e stupore e assorbe ogni possibile istanza registica di Henning Brockhaus e costumistica (nelle ultime edizioni di Giancarlo Colis) su cui anche noi abbiamo in questi anni scritto, il tutto completato dalle coreografie filologiche di Valentina Escobar e dalle giuste luci dello stesso regista insieme a Fabrizio Gobbi.

I tre nuovi allestimenti della stagione del cinquantenario, intitolata “L’Opera è donna”, vedono sul podio tre donne. Speranza Scappucci dice di rifarsi alla partitura originale che prevede tempi assai più larghi di quelli riportati dalla tradizione e, solo per citare un esempio, “De' miei bollenti spiriti” viene suonato come adagio. Il risultato lascia qualche perplessità soprattutto sulle dinamiche, le quali, inevitabilmente si riflettono non positivamente sui colori orchestrali (meno su dettagli e rifiniture, trattandosi di uno spazio all'aperto) dell'Orchestra Regionale delle Marche.

La prima è stata funestata dal maltempo con un fortissimo temporale abbattutosi su Macerata poco prima delle 21 che ha costretto l'organizzazione a ritardare l'inizio dell'opera alle 23,30 e che ha influito inesorabilmente sulle prestazioni vocali dei protagonisti. Jessica Nuccio è una Violetta che si muove con disinvoltura sul palco, canta sdraiata in vari momenti e appollaiata su un divano per il sovracuto che chiude il primo atto; la voce è sicura e, nonostante la poca elasticità nelle agilità e i passaggi di registro non sempre fluidi, ha convinto per l'espressività soprattutto nel terzo atto. Antonio Gandìa è Alfredo, generoso ma con dizione da rifinire. Simone Piazzola risulta un granitico Germont, Murielle Tomao una sonora Annina, Andrea Pistolesi un disinvolto Marchese, Giacomo Medici un tonante Dottore. Con loro Elisabetta Martorana (Flora), Pietro Picone (Gastone), Alessandro Battiato (Barone). A completare la locandina Alessandro Pucci (Giuseppe), Gianni Paci (Domestico di Flora), Roberto Gattei (Commissionario) e il coro lirico marchigiano preparato da Carlo Morganti.

Lodevole l’iniziativa di aprire la prova generale del 24 luglio ai giovani con un biglietto simbolico. Dopo la prima, due repliche in calendario (1 e 9 agosto): per il primo agosto previsto un servizio di audio descrizione per gli ipovedenti, gli ipoudenti possono sempre contare sui sovratitoli proiettati ai due lati del monumentale muro di mattoni.

Visto il
al Arena Sferisterio di Macerata (MC)