Lirica
LA TRAVIATA

Milano, teatro alla Scala, “L…

Milano, teatro alla Scala, “L…
Milano, teatro alla Scala, “La traviata” di Giuseppe Verdi IL PASSATO NON SI CANCELLA Dopo i fischi ad Angela Gheorghiu, colpevole di essere la moglie di Roberto Alagna, di avere un atteggiamento divistico completato da esternazioni non sempre felici, di essere una protagonista del gossip rosa e un personaggio di rilievo mediatico, ma soprattutto di non essere all'altezza del ruolo, dopo i fischi alla rumena a tutte le recite il pubblico della Scala ha tributato un trionfo assoluto e incondizionato ad un'altra rumena, Elena Mosuc, forse per reazione, per sottolineare ancor di più la condanna alla Gheorghiu. Il teatro è esploso a favore della Mosuc: il pubblico ha applaudito ripetutamente a scena aperta, ha gridato alla fine di ogni aria “Brava Elena”, si è spellato le mani a fine recita. Tutti, dopo la calata del sipario, sono rimasti seduti, senza il corri corri verso l'uscita che sempre si vede. Evidentemente alla Scala non serve il vuoto divismo né miti forfettari, alla Scala si canta, soprattutto Verdi. Ecco perchè la Mosuc è stata osannata e la Gheorghiu fischiata. Per il resto l'allestimento è cosa nota, ha debuttato alla Scala nell'aprile del 1990 ed è stato ripreso ben otto volte con l'attuale. Cosa nota ma non scontata: mi ha molto colpito che, all'apertura del sipario, si sentono (e forte) le esclamazioni di stupore del pubblico, all'apparire della scenografia perfetta e ricca di Dante Ferretti e dei sontuosi e preziosi costumi di Gabriella Pescucci, con il completamento di luci naturalistiche praticamente perfette. La regia di Liliana Cavani non è invasiva ed è di supporto al libretto, improntata al realismo dei gesti e dei movimenti, con una rara capacità di muovere le masse ed i protagonisti e l'abilità di creare momenti di forte valenza scenica. I loggionisti a fine recita hanno contestato, parzialmente, anche il direttore, il grande Lorin Maazel, colpevole di alcuni tagli, in effetti non giustificabili: la seconda parte di “Oh mio rimorso! Oh infamia!”, il finale del baritono nel secondo atto, una metà dell'Addio del passato. Maazel è indubbiamente un fuoriclasse ma questa sua Traviata ha poco convinto, a parte i tagli, soprattutto in certe lentezze che potrebbero favorire i cantanti, ma a discapito dell'emissione sonora dalla buca. Nel cast, come dicevo, ha brillato Elena Mosuc, che ho già avuto modo di lodare su queste pagine per un Rigoletto al Regio di Parma: in quell'occasione mi chiedevo come mai la Mosuc lavorasse così poco in Italia, tanto è brava, la voce solida, la dizione limpida, il fraseggio curato, la recitazione efficace e naturale. Qui è una Violetta piena di passione, che trova i giusti accenti e trasmette fiamme al cuore degli spettatori, anche nelle mezzevoci. Straordinaria nel secondo atto, prima altera e sprezzante, poi impaurita, quindi sconvolta, infine rasserenata. Ramòn Vargas è un Alfredo dalla voce espressiva, Roberto Frontali un Germont che esprime vocalmente pochi colori e non particolarmente autorevole sulla scena, Tiziana Tramonti una Annina di grande esperienza, Natascha Petrinsky una Flora altera e dalla bella voce. Con loro Enrico Cossutta (Gastone), Alessandro Paliaga (Douphol), Piero Terranova (D'Obigny), Luigi Roni (Grenvil), Nicola Pamio (Giuseppe), Giuseppe Nicodemo (domestico di Flora) e Ernesto Panariello (commissario). Ottima la prova del coro preparato da Bruno Casoni. Perfetto Gianni Ghisleni che, fisicamente, sembra davvero un torero di Madrid e, insieme al corpo di ballo del teatro, interpreta i due momenti di danza del secondo quadro del secondo atto, creati da Micha Van Hoecke. Teatro tutto esaurito, nonostante il caldo estivo, moltissimi gli stranieri. Degli applausi (e dei fischi) ho già detto. Visto a Milano, teatro alla Scala, il 9 luglio 2007 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)