Lirica
LA TRAVIATA

Traviata per i 150 anni del teatro di Cento

Traviata per i 150 anni del teatro di Cento

Cento e cinquant'anni d'età, è un bel traguardo: raggiunto non solo dalla proclamazione dell'unità d'Italia, avvenuta come si sa il 17 marzo 1861, ma anche dal Teatro Comunale di Cento, inaugurato il 15 agosto dello stesso anno. Caso forse unico di teatro dedicato ad un artista allora ancora vivente, nel 1924 esso venne intitolato ad una gloria  locale, il grande tenore Giuseppe Borgatti, nato a Cento nel 1871 e morto nel 1950: vale a dire il massimo heldentenor - termine declinato all'italiana, si intende - dei decenni a cavallo tra '800 e '900. Progettato da Antonio Giordani in collaborazione con Fortunato Lodi, l'edificio contiene al suo interno una tradizionale sala all'italiana di medie dimensioni e degli eleganti locali di società, dove trovano ospitalità pure - in due sale appositamente attrezzate - altrettanti interessanti musei, ricchi di cimeli, opere d'arte e testimonianze storiche: uno dedicato a Borgatti stesso, l'altro al grande flautista centese Arrigo Tassinari (1889-1988), ricordato come 'il flauto di Toscanini'. All'esterno, il Teatro Borgatti si segnala tra i severi palazzi storici del centro città per la curiosa decorazione a bande rosse e gialle, arricchita da una ornamentazione in cotto raffigurante personaggi celebri e scene musicali, fregi mitologici e motivi naturalistici. L'opera scelta per la sua inaugurazione fu un melodramma amatissimo quale "La traviata"; inevitabile dunque che il medesimo titolo venisse scelto per avviare oggi le celebrazioni dei suoi 150 anni di vita, mettendo a frutto la collaudata collaborazione con altre realtà musicali quali il Teatro della Regina di Cattolica, l'Associazione Praeludium e l'orchestra Sinfonica Rossini di Pesaro. L'allestimento è infatti approdato all'ultimo appuntamento al Borgatti dopo essere partito appunto a metà dicembre da Cattolica ed essere transitato per il Teatro Bonci di Cesena ed il Rossini di Pesaro, ed aver fatto una puntata decisamente a nord all'Auditorium Melotti di Rovereto. 
Durante la cerimonia di assegnazione del premio "Una vita nella musica" 2010, tenutasi di recente al Teatro La Fenice di Venezia, Carlo Bergonzi ha espresso un sacrosanto rammarico, nel rilevare che oggi mancano quasi del tutto i cosiddetti teatri di provincia, quelle preziose istituzioni musicali un tempo erano presenti in tutto il territorio nazionale. Realtà medie, piccole e talvolta piccolissime, che permettevano però agli esordienti in campo lirico di 'farsi le ossa' nel repertorio di base - ricordiamo ad esempio il grande Gigli, che esordì giovanissimo in "Gioconda" al Sociale di Rovigo - acquisendo esperienza e facendosi conoscere poco a poco, senza dover rischiare il tutto per tutto nelle sale maggiori. Cadendo preda di tensioni difficilmente dominabili senza adeguata preparazione, od inciampando in serate infelici - cosa che può capitare a tutti - incorrendo magari in giudizi negativi di pubblico e critica. Ebbene, consola sapere che almeno con questa produzione è stata data l'occasione ad un manipolo di giovani voci, scelte con apposite audizioni, di cimentarsi e farsi conoscere con uno dei più polari capolavori verdiani: stando sotto la paziente e precisa bacchetta di Massimo Alessio Taddia, e sostenuti a fianco da una delle colonne del nostro teatro - il baritono Paolo Coni - affrontando una serie di recite che mi dicono essere stare sempre all'insegna del 'tutto esaurito'.
Ci ha molto colpito la sorprendente maturità di Sara Rossi, ventottenne soprano milanese, che ha saputo delineare una Violetta a tutto tondo, a parte qualche titubanza nelle agilità del primo atto, ricca di comunicativa e bella nel timbro, e veramente emozionante sia nell'eccitato duetto con il padre di Alfredo nel tragico respiro di "Addio del passato"; ed il pubblico l'ha giustamente festeggiata Il tenore  romano Alessandro Luciano (Alfredo) possiede una voce senza dubbio interessante, ma alcune cose sono da mettere a fuoco. Gli acuti gli sono a prima vista facili, ma devono essere meglio dominati, maggiore attenzione deve essere prestata alla parola (fattore fondamentale in Verdi), e deve migliorare il gioco delle dinamiche al fine di conferire il necessario peso ad un personaggio che deve essere scavato a fondo; altrimenti una scena cardine come "Lunge da lei...O mio rimorso" perde gran parte della sua importanza. Paolo Coni era ovviamente un Germont padre esemplare, di alto profilo professionistico: massima espressività, intensità di sentimento (eccezionali "Pura siccome un angelo" e "Di Provenza il mar, il suol", private d'ogni banalità esecutiva), ineccepibile presenza scenica, grande successo personale. Buona prova del mezzosoprano Giuseppina Trotta nelle vesti di Flora. Comprimari di alterna qualità: Luca Gallo (Grenvil), Rodrigo Trosino (Gastone), Riccardo Ristori (d'Obigny), Nico Mamone (Douphol), Giorgia Paci (Annina). Sul podio dell'Orchestra Sinfonica Rossini - a ranghi un po' ridotti, per la modesta capienza della buca - vigilava sul buon andamento della serata Massimo Alessio Taddia, dirigendo con molta cura e molto vigore,  buon stacco di tempi e grande coerenza drammatica.
Le scene disegnate da Paolo Panizza rinviavano nelle colorate decorazioni Déco al secondo decennio del '900, avvicinando a noi l'epoca della vicenda; ambientazione rafforzata dai costumi sgargianti (e non sempre felici, a mio parere) di Artemio Cabassi.  Anche la regia era affidata a Panizza, che ha messo in piedi nel complesso uno spettacolo funzionale al testo musicale, lavorando molto bene con gli interpreti nel delineare questo dramma piccolo-borghese sublimato dalla musica verdiana. Non mi è però affatto piaciuta l'estraniazione imposta ad Alfredo al momenti culminante della morte di Violetta, steso per terra accanto al letto, del tutto assente ed abulico. E' per me uno di quei momenti teatrali dove il regista dovrebbe mettersi da parte, senza inventare nulla di nuovo, lasciando scorrere la musica in assoluta purezza, e fluire indisturbata l'emozione del pubblico.

Visto il
al Giuseppe Borgatti di Cento (FE)