Dopo momenti burrascosi, il Comunale di Bologna sembra essere sulla via della normalizzazione e l’attesa Traviata è arrivata come una brezza primaverile nell’autunno bolognese, ristabilendo un clima pacificato tra teatro e pubblico, il quale, si sa, ama i grandi titoli familiari.
Il nuovo allestimento è stato affidato alla regia di Alfonso Antoniozzi, ottimo baritono alle prime armi per quanto riguarda la regia, qui coadiuvato dalle belle scene di Paolo Giacchero e dai costumi raffinati di Claudia Pernigotti. Questa Traviata è stata ambientata negli anni Cinquanta del Novecento, in mezzo a un’alta borghesia superficiale e melliflua, dove dovrebbe entrare l’idea della solitudine di Violetta, ma che in realtà è evidente soltanto nell’ultimo atto. L’opera si apre in un giardino di una lussuosa villa, dove pare regnare il caos con trovate vicine all'avanspettacolo (il Gastone gay). La festa in casa di Flora ricorda molto i film di Kubrick e un filmato è il ballo dei matadores, mentre il coro è immobile in stile concerto. L’ultimo atto evoca fin troppo perfettamente la solitudine di Violetta: una camera da letto in cui non vi è nulla, nemmeno il letto o un materasso: la protagonista canta in compagnia di una controfigura accasciata a terra. Nel complesso la regia ci è parso non riuscire a dare una personale impronta alla rappresentazione, risultata piuttosto piatta.
Il cast era centrato su Mariella Devia, grande cantante che ha confermato le sue notissime qualità: intonazione, mezzevoci, acuti, padronanza del ruolo e voce soave e melodiosa appena intaccata dallla lunga carriera. Meno convincente l’Alfredo di Fernando Portari, forse in serata non ottimale, mentre Stefano Antonucci ha sostenuto il ruolo di Germont meglio dal punto di vista vocale che attoriale. Con loro: Giuseppina Bridelli (Flora), Lucia Michelazzo (Annina), Francisco Brito (Gastone), Mattia Campetti (Duphol), Davide Bertolucci (Marchese), Luca Visani (Giuseppe). Da segnalare, nonostante il piccolo ruolo, Masashi Mori: un Dottor Grenvil dalla voce ampia e sonora.
Il maestro Michele Mariotti, alla guida dell’orchestra del Comunale, non ha brillato, privilegiando tempi allargati che hanno tolto spesso il pathos al dramma. Molto bravo il coro diretto dal maestro Paolo Vero.
Teatro pieno, pubblico generosissimo con la Devia, tributandole onori e plausi.