"Chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca": questa celeberrima citazione filosofica sembra racchiudere il significato più profondo della vicenda esistenziale di Achille Lo Chiummo e della sua compagna Brigida, protagonisti della commedia "La valigia sul letto". Sulla scia del successo ottenuto lo scorso anno nelle sale cinematografiche, il testo, scritto e diretto da Eduardo Tartaglia nonché interpretato da quest'ultimo insieme a Veronica Mazza, viene riproposto al pubblico napoletano nella sua nuova trasposizione teatrale che, al pari della prima nazionale del 2008 al Teatro Diana, si avvale di un cast notevole e ben affiatato di attori: da Stefano Sarcinelli a Nunzia Schiano, da Peppe Miale a Giovanni Allocca e Roberto Giordano, i quali hanno affiancato con esilarante comicità la già collaudata coppia Tartaglia-Mazza.
Il passaggio dal grande schermo alla pièce teatrale implica, pertanto, l'utilizzo di un diverso codice espressivo in grado di raccontare, in maniera verosimile, la discesa agli inferi di un gruppo di personaggi alquanto bizzarri, i quali, avendo scoperto la propria parentela con il boss Antimo Lo Ciummo (soprannominato "l'Antimo fuggente"), si troveranno di colpo sottoposti ad un "programma di protezione" istituito per i familiari dei pentiti, che potrebbe paradossalmente migliorare la loro vita grazie al trasferimento in un'altra realtà cittadina dove li attende una vera casa ed una nuova identità.
Ne scaturisce un esempio di teatro civile, contraddistinto da un linguaggio tragicomico e da vivaci sfumature dialettali, in cui prende forma una commedia "corale" dal ritmo incalzante e tutta partenopea: sia i protagonisti sia i comprimari rivestono il duplice compito di divertire il pubblico e, allo stesso tempo, di spingerlo a riflettere sulle diverse sfaccettature della società napoletana contemporanea. Al centro dell'azione scenica si colloca, infatti, il mosaico dei molteplici drammi quotidiani che devastano la città (ovvero l'intero Paese), dove a causa della dilagante disoccupazione continua a predominare l'antica "arte di arrangiarsi". Ed ecco che, partendo dal presupposto che occorre mettere sotto gli occhi di tutti quello che si vuole nascondere, viene fatto un rapido passaggio sulla questione della camorra che, sebbene non venga affrontata nelle sue peculiarità più drammatiche, funge comunque da filo conduttore del testo, permettendo di cogliere quel leggero umorismo che costituisce la cifra peculiare dello stile di Tartaglia: la cruda amarezza che si eclissa dietro una semplice risata.
A fare da cornice alla storia è una scenografia curata nei minimi dettagli ed un'ambientazione quasi surreale, in grado di suggerire l'idea di una costante sospensione tra la vita e la morte, la speranza e la rassegnazione, la verità e l'inganno. Sullo sfondo della Napoli di oggi, «metafora di se stessa – ha dichiarato l'autore – piuttosto che luogo di ispirazione, si collocano personaggi facilmente leggibili in controluce e al limite del disagio economico quotidiano», a partire dai protagonisti: un guardiano notturno che lavora a nero presso il cantiere di una nuova linea metropolitana, ma pronto a fuggire in compagnia della sua donna verso un "altrove" sconosciuto che possa assicurargli un'adeguata e più dignitosa sistemazione lavorativa, e un camorrista della nuova generazione con una strana passione per gli animali.
Metafora di un viaggio interiore privo di una meta precisa, la valigia, che sarà riaperta e richiusa più volte, non indica solo l'inizio di un lunga fuga, bensì rappresenta simbolicamente la coscienza di una coppia di precari, le loro illusioni, i loro sogni. Il percorso intrapreso da Achille Lo Chiummo e dalla sua famiglia, la quale scoprirà che a cambiare il proprio cognome in Lo Ciummo era stato lo stesso Achille con lo scopo di trovare un luogo in cui sentirsi migliore e di salvare il suo rapporto sentimentale con l'amata Brigida, sarà come un fiume di eventi che finirà per trascinarli di nuovo verso il punto di partenza, dove però vi ritorneranno con maggiore consapevolezza: se "sunnà significa campà", allora per realizzare un sogno occorre restare uniti sia nella buona che nella cattiva sorte.
Visto il
04-03-2011
al
Troisi
di Napoli
(NA)