Lirica
LA VEDOVA ALLEGRA

Bari, teatro Piccini, “La ved…

Bari, teatro Piccini, “La ved…
Bari, teatro Piccini, “La vedova allegra” di Franz Lehàr UNA VEDOVA ALLEGRA... MA NON TROPPO La Vedova Allegra gode di ininterrotta fortuna da oltre un secolo da quando andò in scena per la prima volta presso il Theater an der Wien il 30 dicembre 1905. Tale fortuna è dovuta ad una miscela davvero equilibrata di temi classici della commedia (denaro, amore e gelosia), di momenti melodici di unica freschezza, e dalle numerose scene danzanti che hanno fatto giustamente parlare di Tanzoperette. Lo spettacolo andato in scena al Teatro Piccinni di Bari è un allestimento dell’Arena di Verona che a sua volta proveniva dal Teatro Verdi di Trieste, sede, come noto, del più importante Festival di Operetta del nostro paese. Un allestimento che puo’ contare sulle scene di sicuro effetto di Ivan Stefanutti (in particolare lo sfavillante Chez Maxim del terzo atto) e sui costumi eleganti e carichi di paillettes di William Orlandi (curati da Valentina Bazzucchi). La regia e le coreografie sono di Gino Landi (riprese da Maurizio Cavilli) gloria del varietà televisivo e ci regalano uno spettacolo sicuramente gradevole. Diverse le gag affidate soprattutto alla verve del cabarettista Uccio De Santis, nei panni di Njegus, che si produce in diversi numeri del suo repertorio di comicità barese (compreso quello della grottesca lettera scrittagli dalla madre). Molto apprezzate dal pubblico, finiscono però per “annacquare” irrimediabilmente lo spensierato spirito belle epoque che caratterizza questa operetta. Un discorso analogo vale anche per i numerosi momenti danzanti che culminano in una a dir poco trascinante serie di danze nel finale, con tanto di can-can di Offenbach. La compagnia di ballo ed i solisti si producono in un’esibizione coinvolgente, a tratti ai confini della danza acrobatica con prese mozzafiato, che il pubblico apprezza apertamente. Ma queste coreografie, sicuramente spettacolari, ridimensionano fortemente lo spirito sognante della Mitteleuropea che proprio le danze dovrebbero contribuire a restituirci. Julian Kovatchev ha diretto con brio e partecipazione, dando un’interpretazione decisa e scattante alla partitura. E’ apparso visibilmente divertito, partecipando ad alcune gags con De Santis e continuando a dirigere dal palco l’Orchestra Sinfonica della Provincia tra gli applausi nel finale. Ottimo il coro della Fondazione Petruzzelli, anch’esso come l’Orchestra impegnato ad assecondare l’entusiasmo del pubblico, continuando ad intonare il finale dell’operetta al termine dello spettacolo. Il cast vocale ha potuto contare su dei buoni comprimari: Paola Francesca Natale (Olga Kromov), Renato Cazzaniga (Visconte Cascada), Giuseppe Cacciapaglia (Marchese de St. Brioche), Gianfranco Cappelluti (Bogdanowitsch), Miriam Artiaco (Sylviane), Pietro Naviglio (Pritschitsch), Maria Giaquinto (Praskowia). Buona la prova di Marco Camastra (Capitan Kromov), simpaticamente ossessionato dalla vera questione cruciale della commedia, che non è il destino dell’eredità della ricca Hanna Glawary, ma il timore di essere “cornificati”. Buona anche la prova di Nicolò Cerini (Barone Zeta). Sul versante maschile ottima, infine, la prova di Gianpiero Ruggeri nei panni di Danilo, davvero molto espressivo tanto nei momenti in cui doveva restituirci la frivolezza del personaggio, quanto laddove si fa largo nel suo cuore la gelosia. Senza infamia e senza lode la Giuseppina Piunti nei panni della Hanna Glawary, che non ci regala momenti di particolare emozione anche laddove la partitura potrebbe riservarcele (la canzone di Vilja è cantata correttamente ma senza quella morbidezza e dolcezza nei pianissimi che ci restituirebbero la languidezza dell’amore). Sicuramente migliore la resa del Haja, vieni un po’ cantato con la giusta spigliatezza e freschezza. Non particolarmente convincente la prova di Elena Borin (Valencienne) soprattutto nelle parti recitate, che ci restituisce un personaggio sì spigliato, ma tratti eccessivamente stereotipato. Alla fine calorosi ed entusiastici consensi per tutti i protagonisti, e ancora una volta una testimonianza di grande amore da parte del pubblico barese, nei confronti di quella che da molti è considerata la regina delle operette: amore testimoniato dalle 5 recite complessive di questa produzione che hanno richiesto un doppio cast. Visto a Bari, teatro Piccinni, il 10 febbraio 2007 Giuseppe Sapio
Visto il
al Piccinni di Bari (BA)