Lirica
LA VEDOVA ALLEGRA

Vedova allegra con dive

Vedova allegra con dive
Rovigo, teatro Sociale, “La vedova allegra” di Franz Lehàr VEDOVA ALLEGRA CON DIVE Grande successo di pubblico per La vedova allegra di Franz Lehàr che il teatro Sociale di Rovigo ha messo in scena, secondo esperimento di coproduzione tra i Comuni di Bassano del Grappa, Padova e Rovigo, finalizzato a fare sistema e a unire soggetti impegnati nella produzione lirica di qualità. La vedova allegra può benissimo inserirsi nel quadro delle opere più amate e più rappresentate, dovuto alla bella e spumeggiante musica e alle arie orecchiabili e melodiche. Poco più di cento anni fa, quando il compositore ungherese Franz Lehár (1870-1948) presentò a Vienna “Die lustige Witwe”, non immaginava certo che il suo nome sarebbe stato per sempre associato all’operetta. Rappresentata per la prima volta nel 1905, da allora ha sempre conosciuto successi. Si tratta di un capolavoro assoluto, sia dal punto di vista drammaturgico che musicale. Il carattere apertamente sensuale ed erotico della trama riportano al clima disinibito della Vienna di Freud e Schnitzler: a Parigi vive Hanna Glawari, appena diventata vedova ed ereditiera di un barone milionario e su di lei spera l’ambasciatore pontevedrino per salvare con l’eredità il suo paese dalla bancarotta, se riuscirà ad indurla a sposare un connazionale, il fascinoso conte Danilo Danilowitsch, attaché dell’ambasciata. Ovviamente lieto fine, dopo varie intrecci divertenti e comici. Questa nuova produzione porta la firma di uno dei più grandi registi lirici del nostro tempo: l’argentino Hugo De Ana. Con la sua squisita raffinatezza il maestro De Ana ha messo in scena la tradizione e la novità, coniugando il gusto decò, tipico dell’operetta, con una scena all’insegna della modernità. Un palcoscenico rivestito di specchi con un parallelepipedo roteante fatto anch’esso di specchi e impalcature dove cantanti e ballerini passano da un ambiente e una situazione all’altra: idea molto bella e affascinante, già vista per il Faust di Parma. L’insieme è bello, omogeneo e brillante nell’ambientazione degli anni ’20, travolgente e piena di brio, cadenzata dal ritmo incalzante delle scene, tra feste sfavillanti e un’atmosfera di contagioso divertimento. Il Maestro De Ana ha anche curato, oltre alle scene e ai costumi, una regia divertente, affidata a un cast adeguato. Protagonista indiscussa è la vedova Hanna Glawari, interpretata dalla giovanissima Gladys Rossi, balzata alle cronache per una splendida Violetta nella passata stagione; anche ora dimostra un grande talento, facendo sfoggio di una bella voce pulita e calda. Il personaggio di Valencienne è stato affidato alla brava Daniela Mazzuccato, artista assai duttile e versatile che passa dal melodramma all’operetta, di cui, a ragione, può essere ben definita una delle più valenti interpreti in questi anni. Nel Conte Danilo si è esibito il tenore Alessandro Safina, dalla bella voce calda e di grande presenza scenica; Safina è conosciuto al grande pubblico per avere – negli ultimi anni – affiancato il ruolo di tenore al canto pop, incidendo album musicali e collaborando con grandi divi quali Elton John. Il baritono Armando Ariostini è stato un ottimo Barone Zeta, così pure il tenore romeno Tiberius Simu che, nonostante l’annunciata indisposizione, ha dato una buona prova in Camille de Rossillon. Bravi anche Nicolò Ceriani in Cascada e Max Renè Cosotti nel Marchese St. Brioche. Una plauso a parte è giusto e doveroso verso il grande Elio Pandolfi nel ruolo di Njegus: un grande artista che nonostante gli anni riesce ancora a catturare il pubblico con la mimica, le battute e il suo grande calore umano. Questa edizione ha visto poi anche tre cammei eseguiti da tre dive del mondo lirico: Cecilia Gasdia, Katia Ricciarelli e Mara Zampieri, tre star che hanno saputo dare, nei loro piccoli ruoli, dimostrazione di talento, riuscendo a far divertire il pubblico e al contempo divertendosi loro stesse nel fare parodie dei loro cavalli di battaglia. Quarant’anni di carriera Katia Ricciarelli ha festeggiati sul palco del Sociale nella sua natia Rovigo la sera stessa. A dirigere l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta il maestro Steven Mercurio, che ha saputo rendere briosa e frizzante la musica di Lehar. Coreografie di Leda Lojodice e coro Lirico Veneto. Teatro esaurito, pubblico plaudente ed entusiasta che si è lasciato coinvolgere in pieno dal ritmo gaio e spensierato. Visto a Rovigo, teatro Sociale, il 22 gennaio 2010 Mirko Bertolini
Visto il
al Sociale di Rovigo (RO)