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LA VEDOVA SCALTRA, CON ARLECCHINO SERVITORE DI 4 PADRONI

La vedova scaltra: seduzione e ambiguità

La vedova scaltra: seduzione e ambiguità

La vedova scaltra è un personaggio ambivalente, che ha in sé sia la razionalità più ferrea che il desiderio di conciliare l’avvedutezza con il sentimento. In lei ci sono caratteristiche di astuzia e di fascino certamente femminili, ma anche un lato maschile di autonomia e di senso pratico.

La lettura di NuoveForme gioca su questi aspetti sfaccettati, tipici di una personalità che coniuga qualità comunemente attribuite alle donne ad altre tipicamente maschili. Rosaura, la protagonista, è interpretata da uno splendido Simone Faraon, che riesce ad essere seducente ed esilarante al contempo. Intorno a lei quattro pretendenti i cui caratteri stereotipati riflettono le diverse nazionalità: il francese galante e stucchevole, lo spagnolo passionale e serioso, l’inglese generoso e scostante e infine il conte italiano fedele e geloso, altra interpretazione en travesti, questa volta da parte di una donna. La commedia gravita sulla scelta di Rosaura che, sfruttando il carnevale di Venezia, si traveste e finge con ognuno dei corteggiatori di essere un’affascinante connazionale, mettendo alla prova la fedeltà di ognuno.

Sul testo originario si innesta un taglio registico sorprendente, che scambia le parti con un inedito alternarsi uomo/donna. Il finale vedrà Rosaura e il conte scambiarsi le parti e i costumi, permettendo ai loro personaggi di recuperare, in una soluzione che tutto risolve, la pienezza della loro femminilità e mascolinità.

Il tema della scelta e delle armi seduttive usate con astuzia si interseca con le vicende di Arlecchino (Sergio Cavallaro), servitore furbo e goffo di tutti i quattro pretendenti. I suoi gesti sono propri della maschera della commedia dell’arte, ma hanno in più un’espressività tratta dal teatro danza, che permea anche le movenze di Marionette, servetta di Rosaura da lui corteggiata. I loro dialoghi sono leggeri e sottolineati da movenze di danza che paiono senza peso, una sola cosa con le parole e la vicenda.

La conclusione vede la ricongiunzione della dicotomia uomo/donna, ragione/sentimento e inganno/chiarezza, con una vittoria del senno che soddisfa e gratifica le ragioni di ognuno.

Splendida interpretazione dei protagonisti e taglio registico (dello stesso Faraon con la direzione artistica di Cavallaro) divertente e insolito, magistralmente giocato, nei tratti stilistici, sulla commistione tra gesto e parola con una lievità aerea.

Una nota di merito alle scenografie di polistirolo bianco che simulano arcate e balconi, dando la sensazione di un luogo di fiaba dove tutto può accadere nel vortice di un carnevale giocoso laddove trionfa il lieto fine.

Visto il 04-09-2014
al Ex ospedale militare di Alessandria (AL)