Ambientata nella “maravigiosa, Serenissima Venezia, a ridosso del Carnovale 1748”, ”La vedova scaltra”, si sviluppa attorno al tema del corteggiamento e scandaglia i contorni dell’eterna battaglia tra ragione e sentimento.
Rosaura Lombardi, vedova de’ Bisognosi (Francesca Inaudi) è ancora giovane e vorrebbe risposarsi. Tra quattro assidui corteggiatori, dichiara fin da subito la sua predilezione per uno di loro (il Conte di Bosco Nero, interpretato da Gianluca Guidi), ma sceglie di scegliere il suo uomo, senza lasciarsi guidare dai sentimenti, bensì seguendo criteri razionali che la conducono a ridicolizzare le debolezze maschili.
Un allestimento “a parte”
Per Gianluca Guidi si tratta di un debutto alla regia di un testo goldoniano: un’operazione piuttosto fedele all’originale, con qualche piacevole incursione nel teatro musicale. Musiche originali, a tratti particolarmente evocative, accompagnano simpatici duelli, che consentono ad alcuni interpreti di mettersi alla prova anche come schermidori e costituiscono momenti in cui l’attenzione e la partecipazione emotiva del pubblico risultano evidenti. Inoltre, il consapevole e appropriato ricorso ai cosiddetti “a parte” (convenzione teatrale per cui un personaggio rivolge i suoi pensieri direttamente al pubblico, fingendo di essere solo sul palcoscenico) influisce positivamente sul ritmo dello spettacolo, almeno per tutto il primo atto; mentre, nella seconda parte, lo spettacolo subisce una sensibile diminuzione di pathos.
"La vedova scaltra"
Dal teatro delle maschere alla commedia di carattere
Con ”La vedova scaltra” Carlo Goldoni avvia la sua riforma del teatro comico, passando dal teatro delle maschere e dell’improvvisazione, tipico della Commedia dell’Arte, alla commedia di carattere, che mette al centro personaggi ispirati alla vita reale.
Nello specifico, sono quattro i pretendenti che ruotano attorno alla bella Rosaura: un francese, affascinante ma vanesio; un inglese, romantico ma incostante; uno spagnolo, fiero ma dall’indole masochista; un italiano, devoto e appassionato, ma estremamente geloso.
La regia di Gianluca Guidi valorizza la diversa nazionalità di questi personaggi e i tratti peculiari della loro personalità, affidandosi all’estro di Riccardo Bocci, Matteo Guma e Fabio Ferrari, interpreti spassosi e credibili per cadenza e portamento.
Dalla Commedia dell’Arte viene ripreso, per esempio, l’irriverente personaggio di Arlecchino (Andrea Coppone), che, nel ruolo di ambasciatore e intermediario, si confonde sia tra i padroni che deve servire, sia tra i messaggi che è incaricato di trasmettere; Rosaura, invece, anticipa l’archetipo della donna corteggiata, fiera e intraprendente, cui Goldoni si ispirerà successivamente per modellare la celebre Mirandolina.
Francesca Inaudi, con incedere appropriato e piacevoli quanto inaspettati guizzi interpretativi, padroneggia con spigliata determinazione l’antesignano ruolo di una donna moderna dalla natura antica, che tiene testa alle insistenti bramosie di un universo declinato al maschile.