Prosa
LA VITA è UNA COSA MERAVIGLIOSA...

"Davanti all'interesse, l'amore mi passa!"

"Davanti all'interesse, l'amore mi passa!"

Prendete un napoletano, di nome Mario Buonocore, classe medio borghese, professione ferroviere. I conti non proprio a posto e uno stile di vita superiore a quello che lo stipendio da capotreno gli consentirebbe, rendono inevitabile la convocazione negli uffici della Guardia di Finanza, dove ad accoglierlo oltre ad un integerrimo maresciallo c’è l’appuntato Tarallo, il cui nome è tutto un programma.

Con questi presupposti, la nuova commedia di Carlo Buccirosso risponde alle aspettative iniziali, alimentate da un titolo che induce lo spettatore a sperare di assistere ad una commedia piacevole e divertente. Gran parte del merito va alla scelta della trama, un racconto che richiama in diverse scene gli sketch tipici della commedia napoletana, giocata sul sapiente utilizzo di doppi sensi e allusioni e che sta in piedi anche grazie alle ottime interpretazioni degli attori del cast. I cambi nella scenografia avvengono in modo repentino, ma ciò non impedisce di mettere in scena ambientazioni molto curate nei particolari e con dettagli che rispecchiano fedelmente gli interni di certe case del Sud, con la credenza bene in vista e un tavolo imbandito, dove la tazzullella e’ caffè non manca mai. 

Tuttavia, l’arrivo imprevisto e totalmente inaspettato di Mario dalle sorelle, nella casa che fu prima dei loro genitori, pur dando luogo a siparietti comici molto godibili, apre scenari ben diversi. Gli equilibri e le consuetudini maturate negli undici anni di lontananza vengono improvvisamente messi in discussione, nonostante le resistenze di Teresa e Titina. L’affitto di stanze agli studenti è, infatti, solo una copertura di un’attività ben più lucrosa ma disonesta, quella dell’usura, una pratica senza la quale le due donne non potrebbero garantire un alto tenore di vita a figli e rispettivi fidanzati, ospiti in casa Buonocore a dispetto di quello che vorrebbero le convenzioni sociali.

Si ride molto, ma gli echi eduardiani non poi così lontani in questa pièce impongono anche un momento di riflessione, sulla società in cui viviamo e sui valori che la governano. L’affresco impietoso che Buccirosso propone, non senza sarcasmo e ironia, ha un retrogusto amaro ma in chiusura è lasciato spazio ad una nota di speranza: la vita è una cosa meravigliosa, basta solo viverla dignitosamente. 
 

Visto il 04-04-2014
al Nuovo di Milano (MI)