Prosa
LA VITA NON è UN FILM DI DORIS DAY

Non son sempre rose e fiori

Non son sempre rose e fiori

Lo diceva Forrest Gump: la vita è una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita.
A 20 anni forse tanta imprevedibilità è anche fonte di divertimento, ma quando la spensieratezza gradualmente si affievolisce e le difficoltà cominciano, anche con una certa prepotenza, a intralciare il cammino ecco che il pensiero cambia. E se un certo malessere riguarda anche i propri rapporti interpersonali, può bastare la ‘sola’ amicizia a dare la forza di superare tutto e andare avanti?

In un mondo ideale, si. Nel mondo reale, condito da una bella dose di perbenismo e bisogno disperato di quieto vivere, pure. Ma se l’amicizia è vera, con la A maiuscola, come l’iniziale che, magicamente, crea un legame tra le tre donne - Amalia, Augusta, Angiolina - allora ecco che l’ipocrisia cambia forma, tramutandosi in tolleranza e accettazione, dei propri limiti e difetti e di quelli altrui. Sebbene ognuno lo faccia a modo suo. Come le tre amiche che, alla soglia dei 70 anni, al dodicesimo Natale programmato di passare assieme, più per abitudine che non dietro sincera spinta affettiva, inconsapevolmente mettono alla prova la propria capacità di sopportazione fino a che la situazione non sfugge di mano: da passare le feste in “serenità e gaiezza” finiscono con il rinfacciarsi questioni a lungo taciute, risentimenti, opinioni e valutazioni scomode, divenute troppe per essere chiuse nel proprio personale “vaso di Pandora”. Uno scoperchiamento non imputabile a nessuna delle tre in particolare ma che, piano piano, si verifica nel dialogo serrato e incalzante, fatto anche di banalità e questioni di poco conto, capace però di sprigionare tutta la propria forza in modo repentino e deflagrante.

Con tali premesse, difficile immaginare personaggi dall’indole posata e accondiscendete. E difatti, Amalia è solo apparentemente arrendevole e accomodante; altrettanto ‘finta’ nella sua totale bontà d’animo è Angiolina, ritenuta dalle altre due stupida e addirittura tirchia, ma non si può certo dire che quella generosa, nonostante la ricchezza sapientemente accumulata, sia Augusta, donna scontrosa, burbera, insofferente tanto da diventare cinicamente sarcastica. A fronte di personalità tanto ‘cariche’, le tre interpreti confermano di essere all’altezza del proprio ruolo: Paola Gassman, che da’ voce ad Augusta, è talmente energica da sembrare quasi bionica, vivace e asciutta nella recitazione, va dritta al punto come a voler trafiggere l’attenzione e rimanere impressa nella mente dello spettatore. Altrettanto vivaci sono Paola Roman e Mirella Mazzeranghi, rispettivamente Amalia e Angiolina, che ricostruiscono con accuratezza due clichè dai quali le donne faticano ad emanciparsi: l’ex donna di spettacolo, sfiorita e in preda ad un tracollo emotivo prima ancora che economico e la ‘figlia’, dipendente da ‘mammina’, anche dal punto di vista relazionale, incapace di usare il cervello per migliorare la propria vita, o perlomeno sforzarsi di farlo.

La vita non sarà allora tutta rose e fiori, tantomeno un film di Doris Day, ma la forza delle parole e delle rivelazioni improvvise può colorare l’esistenza a tinte ‘fosche’. E forse dare quella scossa in più, per smuovere la quiete e ridare vitalità a relazioni e situazioni apaticamente stagnanti.
 

Visto il 06-05-2016
al San Babila di Milano (MI)