Lo spettacolo La voce di Peppino Impastato, incentrato sulla figura del giovane ribelle e rivoluzionario nella Cinisi degli anni ’70, scritto e interpretato da Pierpaolo Saraceno, si declina in due vocalità, distinte ma fortemente accomunate e legate tra loro.
Sul palco, a parlare direttamente ai loro spettatori – con la quarta parete aperta – troviamo il giovane attivista contro la mafia (Pierpaolo Saraceno) e la madre Felicia (Mariapaola Tedesco), che gli è sopravvissuta e ci racconta, tra emozioni e ricordi, il suo Peppino. Lo spettacolo, tra l’altro, fa parte d’una rassegna dedicata alle storie di Sicilia, che il teatro Libero di Milano ospita e accoglie in maniera partecipativa (ad esempio, oltre a un ricco buffet di dolci e calici di vino locali, le pareti dello spazio attiguo alla sala vengono tappezzate di pannelli con fotografie attinte direttamente agli archivi, come il Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato).
Fedeltà ai documenti ed alle testimonianze
Uno degli aspetti maggiormente premianti e meritori della pièce, risiede in un’accurata fedeltà ed attenzione alle documentazioni, dalle registrazioni di Radio Aut (perfino nelle canzoni trasmesse, come “Facciamo finta che” di Ombretta Colli), alle informazioni raccolte grazie alle conversazioni con il fratello Giovanni Impastato.L’attinenza al vero, qui, rivela, in double face, anche un ulteriore punto di forza della drammaturgia, ossia il fatto che gli spettatori si ritrovano ad avere di fronte non una persona irraggiungibile, inarrivabile, oltre le sue coltri di eroismo ed intellettualismo, bensì un ragazzo a cui appartengono il linguaggio, le battute e l’umorismo d’un giovane qualunque.
La denuncia passionale degli attori
Vi è, infine, un inedito fattore che si offre, come un’opportunità, agli spettatori in sala. Al termine della performance, i due giovani attori si concedono a domande, tra le più varie e curiose, del loro pubblico. Avviene in questo modo, oltretutto, di venire a conoscenza non solo dei dettagli legati alla preparazione dello spettacolo, ma anche dell’interesse, vissuto in prima persona, da parte degli attori, verso tematiche connesse alla mafia e ai malaffari della loro terra.
Ciò che emerge in pieno, investendo necessariamente chi li sta ad ascoltare, è una denuncia passionale, da parte di due artisti pressoché coetanei di questo loro modello morale e sociale (Impastato viene ucciso a trent’anni), ad essi conterraneo.