Il pubblico del teatro Ponchielli di Cremona ha decretato un successo caloroso per tutti gli interpreti protagoniste dell’inedito dittico La voix humanie - Cavalleria rusticana.
Due importanti delusioni amorose accomunano Elle e Santuzza, protagoniste dell’inedito dittico: La voix humanie-Cavalleria rusticana, che, dopo aver debuttato a Bologna con la regia di Emma Dante, le scene di Carmine Maringola e i costumi di Vanessa Sannino, è stato ripreso nei teatri del circuito di OperaLombardia. Due ritratti femminili opposti resi e con due allestimenti antitetici dalla regista palermitana.
L’abbandono e la follia
La Lunga telefonata di Elle all’uomo che l’ha abbandonata, che costituisce l’atto unico La voix humaine, che Francis Poulenc ha tratto dall’omonima pièce di Jean Cocteau, è ambientata in una camera da letto imbottita, immersa in una calda atmosfera rosa pastello, che contribuisce a creare quel rassicurante ambiente borghese al quale appartiene la protagonista. La sensazione muta quando un rapido cambio luci, da rosa a bianco ghiaccio, fa capire che in realtà la stanza è quella di una clinica psichiatrica nel quale Elle è rinchiusa. La telefonata è quindi non è parte di un dialogo -alla fine la cornetta è addirittura staccata dal telefono ed il filo penzola malinconicamente nel vuoto- ma un soliloquio, popolato da figure che si materializzano sulla scena e che lasciano trasparire l’ipotesi che lei sia stata rinchiusa lì dopo aver ucciso il suo amante. Anna Caterina Antonacci è straordinaria nel dare voce a questa donna complessa e tormentata. L’interpretazione è quella della grande artista, che domina la scena grazie ad un carisma non comune, ad una perfetta linea vocale ed un fraseggio ricco ed espressivo. Un’esecuzione la sua, in cui musica e teatro si fondono alla perfezione.
Il tradimento e l’onore
Diverse le atmosfere per Cavalleria rusticana. La regista palermitana, che con l’opera di Pietro Mascagni rinsalda il legame con la sua terra, opera un lavoro di stilizzazione. Su un palcoscenico sostanzialmente vuoto, dominato dal nero della quadratura e dei costumi, si consuma il dramma del tradimento di Santuzza e del delitto d’onore che ha come vittima Turiddu. I pochissimi elementi cromatici sono affidati ai ventagli agitati dal coro ed ai costumi dei figuranti che danno vita alla processione pasquale. La regia elimina ogni elemento folcloristico per concentrarsi sulla tragedia, che viene resa in modo tanto asciutto e scabro quanto efficace, grazia anche al supporto di un valido cast. Teresa Romano è una Santuzza dalla voce importante, corposa nei centri, ma con qualche difficoltà nella salita all’acuto. L’interpretazione risulta comunque efficace e coinvolgente. Il Turiddu di Angelo Villari si distingue per il timbro scuro e per la voce ben proiettata. Gli acuti sono saldi ed il personaggio è reso in modo convincente. Mansoo Kim tratteggia un Alfio spavaldo, ben timbrato ma un po’ avaro di colori. Apprezzabili le prove di Giovanna Lanza (mamma Lucia) e Francesca di Sauro (Lola).
Alla testa dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Francesco Cilluffo è sembrato più a suo aggio nella partitura di Poulenc della quale ha colto le sfumature, rispetto a quella di Mascagni, di cui ha fornito un’interpretazione appassionata e veemente che però ha portato ad un appiattimento delle dinamiche e ad una lettura nel complesso un po’ generica. Ottima la Prova del coro di OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola. Il pubblico del teatro Ponchielli di Cremona ha decretato un successo caloroso per tutti gli interpreti con punte di entusiasmo per Anna Caterina Antonacci.