Lirica
LA WALLY

Wally donna fatale

Wally donna fatale

Dopo ben quarantuno anni torna a Modena La Wally di Alfredo Catalani e viene subito da chiedersi come mai un’opera di tale bellezza e intensità sia passata pressochè nel dimenticatoio: sicuramente la necessità di una protagonista di valore che sappia portare a termine un ruolo impegnativo ha fatto scemare la possibilità di ascoltare uno dei più begli esempi di musica prodotto dalla Scapigliatura di fine Ottocento. Quando Catalani compose La Wally era prossimo alla morte, ormai minato dalla tisi, che sarebbe avvenuta un anno dopo la prima rappresentazione alla Scala nel 1892; in questa sua ultima composizione l'autore sembra aver racchiuso tutta la sua forza emotiva e la sua passione in uno stile nuovo. Il Teatro di Modena, in coproduzione con i Teatri di Piacenza, Reggio e Lucca (patria del compositore), ha affidato la regia a Nicola Berloffa, che sposta la vicenda negli anni Trenta del secolo scorso, immaginandola come il set di un vero noir. Wally è la protagonista unica dell’opera e Berloffa calca molto su questo; gli altri personaggi sono tutti funzionali a lei, una mantide del Tirolo che sfugge a ogni dettame romantico fino alla fine, in cui la redenzione è la salvezza per Wally. La narrazione in cui Berloffa immerge lo spettatore è di stampo tradizionale e permette di valorizzare molto la femme fatale impersonata proprio dalla protagonista; fluida e senza troppi arzigogoli, lascia molto all’immaginato (come la valanga finale), per dare spazio alla connotazione psicologica del personaggio. Troppo statici gli altri personaggi e il coro, soprattutto questo costretto a movimenti controllati e impacciati, complice la scenografia di Fabio Cherstich con spazi assai ridotti, evocatrice di ghiacciai e sentieri innevati e una baita in cui protagonisti e coro sembrano racchiusi come una scatola di sardine. Efficace il disegno luci di Marco Giusti che ha saputo creare situazioni e ambienti cupi e notturni. Molto belli i costumi di Valeria Donata Bettella che trasportano il pubblico in un elegante Tirolo.

A Francesco Ivan Ciampa va il merito di aver sviscerato la musica di Catalani e di averla sostenuta con piglio encomiabile. Ne è uscito uno spartito ricco, drammatico, elegante e a dir poco travolgente. Ciampa è riuscito con grande perizia a mettere in risalto i colori di questa opera e facendo uscire il meglio dall’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna; molto buono il rapporto col palcoscenico, ma nel Preludio al quarto atto il maestro Ciampa ha dato il meglio di sé, in una esecuzione che ha permesso veramente di capire e apprezzare la musica di Catalani.

Dire che il soprano madrileno Saioa Hernandez è stata un’ottima Wally è poco: ha saputo immergersi appieno nel personaggio, dimostrando una padronanza e una volitività non comuni; la grinta e la tecnica ne hanno reso una protagonista più che convincente; il faticoso ruolo non l’ha né stancata né provata: voce estesa e tornita, coloritura omogenea e un’espressività vocale degna delle grandi cantanti del passato, al punto che la famosa aria Ebben? Ne andrò lontana è stata eseguita alla perfezione e non poteva scaturire un applauso unanime e caloroso; ma il suo canto è stato interrotto più volte dagli inevitabili applausi. Serena Gamberoni è riuscita appieno a entrare nel personaggio di Walter; dolce e raffinata, fin da subito, con l’aria della Canzone dell'edelweiss, ha dimostrato di possedere una bella voce e un bel fraseggio con una emissione fluida e limpida. Voce molto estesa e importante per l’Hagenbach interpretato da Zoran Todorovich: il tenore serbo, nonostante questo invidiabile volume, non sempre riesce a regolare l’impeto vocale che spinto all’eccesso porta a un inevitabile canto duro e rigido. Claudio Sgura ha saputo interpretare un ottimo Gellner: personaggio imponente e volitivo, Sgura è riuscito a mettere in risalto la bella voce brunita e matura, riuscendo a far emergere sfumature e una tecnica impeccabile; ha saputo immergersi nel personaggio anche vocalmente dando all’interpretazione molta autorevolezza. Nel ruolo anche il basso Giovanni Battista Parodi in Stromminger: voce autorevole e rotonda, piena e accurata. Brava Carlotta Vichi in Afra; bene anche Mattia Denti nel Pedone. Si conferma eccellente il Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato dal maestro Corrado Casati.

Visto il 24-02-2017