Prosa
LA XIV LUNA

Quel bisogno di esserci... a ogni costo

Quel bisogno di esserci... a ogni costo

Entrando in sala, ci si rende subito conto dell’atmosfera cupa e oscura che caratterizza lo spettacolo noir La XIV luna, scritto, diretto e interpretato da Gian Carlo Fantò.
Per Enrico Maria Saint-Pierre, regista visionario e di successo, è tempo di farsi da parte. Con il silenzioso, ma inquietante aiuto della sua assistente Lilith (Marzia Trasanna), decide quindi di realizzare il suo capolavoro, trasformando una normale audizione in un ansiogeno noir in tempo reale.
Gli attori, più o meno inconsapevolmente, sono chiamati a mettere in scena la commedia della loro vita, attraverso un meccanismo che abbatte la “quarta parete” teatrale, informandoli della presenza del pubblico in sala, a sua volta convinto di assistere a uno spettacolo presentato in forma di anteprima.
Saint-Pierre, complice una notte di luna nera (la XIV luna del titolo, appunto) è determinato a portare a termine il suo disegno demoniaco: trovare, fra cinque candidati, il suo successore, che lo libererà da un patto demoniaco, stipulato anni prima (in quella stessa notte di luna nera), con Baphomet, un idolo pagano, simbolo della conoscenza, capace di far emergere la parte oscura di chiunque si lasci tentare (attraverso una voce interiore interpretata dall’attore Massimo Giardini).
Una delle candidate (interpretata da Martina Bracali) è disposta a tutto pur di superare il provino, perfino agendo ai danni di tutti i suoi colleghi. Intuendo questo, Saint-Pierre uscirà di scena – con l’inganno – proprio per mano della “Prescelta”, il cui corpo diventerà il nuovo “tabernacolo” di Baphomet (questa volta con la voce dell’attrice Luciana Nigro).
Una regia ben orchestrata, quella di Fantò, che, nel ruolo del protagonista, muove i fili della vicenda, riuscendo però a mantenere il giusto distacco (emozionale e scenico), a favore degli attori della Compagnia Teatro Tideau (oltre a quelli citati, ci sono anche Paolo Veglio, Tiziana De Longhi, Marilora Laddomata, Federico Portelli).
La costruzione drammaturgica di tipo metateatrale, che prevede l’abbattimento della “quarta parete”, è una scelta apprezzabile, anche se, a tratti, il pubblico rimane perplesso (ad esempio, quasi non ci si accorge della conclusione del primo atto, nonostante la macabra presenza scenica della figura di Lilith riveli, in maniera non del tutto inaspettata, il disegno demoniaco intorno alla vicenda).
Riferendosi all’ambito squisitamente teatrale, al testo avrebbe giovato qualche ulteriore elemento meno “demoniaco” e più “gotico”, per confezionare un noir nella sua accezione più classica – o, volendo, “retrò” – del termine.

Visto il 02-04-2016
al San Paolo di Rivoli (TO)