Adalgisa è una donna vivace, una ex cantante lirica che si esibiva nei teatri popolari. Lavoratrice e terra terra, tenace e determinata. Riesce, nonostante le sue umili origini, a coronare il suo sogno romantico e a sposare il suo amore di sempre: il ragioniere Carlo, il “suo Carlo”, Biandronni. Siamo nella Milano dei primi del Novecento, raccontata sapientemente - con molta ironia e soprattutto con grande rispetto - da Carlo Emilio Gadda, dal cui omonimo romanzo, pubblicato nel 1943, Lorenzo Loris ha tratto il suo spettacolo, in scena al Teatro Out Off fino al 13 febbraio.
In scena Adalgisa (Elena Callegari), Carlo (Mario Sala)e Elsa (Stefania Ugomari di Blas, interprete anche di altri personaggi minori), la giovane cognata della protagonista, cui Adalgisa racconta la sua vita, il suo amore con Carlo, la sua passione per il canto, il suo lavoro, le loro vicende di coppia.
Accanto agli episodi più chiaramente personali (come l’esilarante passione di Carlo per l’entomologia - la casa piena di coleotteri in formalina - e la altrettanto folle esaltazione per la mineralogia - scaffali coperti di pietre e sassi di ogni genere: il tutto espressione del positivismo diffuso all’epoca) Adalgisa racconta la società borghese di inizio secolo, profondamente radicata a tradizioni e usanze artificiali e in alcuni casi retrograde. Adalgisa è una donna semplice, che dice le cose come stanno, senza ricami, con franchezza e decisione, qualità non sempre comprese o apprezzate all’interno di un gruppo estremamente formale e abbarbicato ai propri privilegi.
Il libro di Gadda viene smembrato e vengono trasposte in scena solo alcune delle relazioni e degli episodi più significativi presenti nel romanzo. Spassosa la figura della suocera di Adalgisa, donna Eleonora, sofferente per la scelta del figlio di sposare una popolana, non adatta alla loro (ma poi, "loro" di chi?) eleganza e raffinatezza. Di grande ironia anche la scena finale, che vede Adalgisa - al Cimitero Monumentale a fare visita al marito – che non riesce a trattenersi dal pulire una statua ricoperta di licheni tra le fredde, eterne chiappe di pietra.
Adalgisa è una commedia sì, ma racchiude una critica ironica e pungente alla classe borghese meneghina, caratterizzata – secondo le parole dello stesso Gadda – da una “saggezza moraleggiante, consigliante, sentenziante, giudicante e stentatamente sgrammaticante”. Al contempo, il romanzo - e la protagonista stessa - sono una grande dichiarazione d’amore dell’autore nei confronti degli strati più umili della popolazione, di coloro che hanno davvero costruito Milano con i loro sforzi, il loro cuore sincero e il loro dialetto spiccio e che ci riporta in un’atmosfera di magico stupore, facendo sorridere il pubblico ad espressioni che ormai - peccato - non si sentono più.
Bravi gli attori e il regista a rendere divertente e giocoso uno spettacolo classico, basato su un testo che – questa a volte l’impressione – per sua natura nasce romanzo e a volte trova qualche difficoltà – soprattutto nei monologhi di Carlo – a diventare parlato scorrevole. Unica nota stonata gli interventi video, non necessari, a volte di disturbo alla concentrazione e alla tensione delle scene.