Si apre il sipario e sulla scena compare un immenso lucernaio di cristallo che ricorda molto il maestoso lampadario del Phantom of the Opera di webberiana memoria. Il lusso tutto domestico di casa Mercadet è impeccabilmente reso dalle scenografie di Pierpaolo Bisleri. Il protagonista (Geppy Gleijeses) è un “maneggione” abituato a speculare con i soldi altrui, una sorta di “antenato alla buona” di Gordon Gekko, imbroglione, ma dal cuore tenero. Lo spettacolo procede un po’ a rilento nel primo atto, ma la vicenda, che si dispiega agli occhi dello spettatore già delle prime battute, recupera un ritmo serrato fino alla risoluzione finale. Marianella Bargilli, nel ruolo della timida e bruttina, ma scaltra Julie, si allontana da interpretazioni più consuete al suo stile. E’ sempre un piacere ammirare in scena Paila Pavese (la signora Mercadet), che in questo spettacolo, con la sua fermezza (nonché perfetta dizione) incarna il buon senso e la nostalgia per una vita ritirata, lontana dalle preoccupazioni del lusso, ma che conserva l’onore. La commedia, assai attuale per i temi trattati e per la caratterizzazione del protagonista e di altri personaggi, può contare su un impianto drammaturgico sempre garbato (anche se la recitazione dal tratto marcatamente “lirico” di Glejeses, a volte sembra voler strappare risate non troppo spontanee). Convincenti, per ciascun personaggio, le interpretazioni di Piergiorgio Fasolo (il fedele servitore Justin), Adriano Braidotti (idealista ma risoluto Minard) e Jacopo Venturiero, il viveur de la Brive. Come sempre un plauso alla presenza scenica, soprattutto, di Antonio Ferrante (Berchut).
Una pacata, ma realistica riflessione sul denaro, il lusso e la reputazione, imperniata sull’attesa: tutti i personaggi della commedia aspettano con ansia il deus-ex-machina Godeau, e sul suo ritorno dalle Indie, come il protagonista Mercadet, ci sguazzano…o forse aspirano semplicemente a ritrovare valori più intimi.