La pièce “L’affarista Mercadet” con la sapiente regia di Antonio Calenda - in scena al Teatro Quirino sino al 20 novembre - fu opera dello scrittore francese Honoré de Balzac che però non la vide mai allestita su un palcoscenico. Nonostante sia stata scritta nel 1848 colpisce la straordinaria attualità dei temi affrontati e della società rappresentata. Lo spregiudicato mondo degli affaristi, popolato da creditori e debitori, in cui si ragiona con la logica del denaro, sembra la rappresentazione del mondo odierno. Il gioco delle Borse, le speculazioni economiche risaltano messe in relazione al periodo in cui stiamo vivendo. E non a caso il testo della commedia (tradotto da Alberto Bassetti) fa riferimento a eventi di cronaca (come quello della crisi economica che la Grecia e l’Italia stanno affrontando).
Una straordinaria attualità che fa sorridere amaramente.
Vero protagonista de “L’affarista” è Geppy Gleijeses che irrompe nella scena all’inizio della commedia in un modo improvviso in cui nessuno se lo aspetta. Un’entrata scenica dirompente che ben si adatta al personaggio che egli interpreta: Auguste Mercadet. Si presenta dinanzi al pubblico con capelli scapigliati e occhi spiritati come un genio pazzoide che una ne fa e cento ne pensa. Mercadet è un indebitato cronico che tenta in ogni maniera di ottenere denaro per riuscire a estinguere i propri debiti. Circondato da creditori che entrano e escono dalla sua casa (in cui è ambientata interamente la pièce). Personaggi dai visi deformati che richiamano la deformità d’animo.
Alla realtà degli interessi materiali si riflette la realtà di chi ancora preserva l’innocenza e crede in una possibilità differente di vita in cui l’amore riesca a prevalere sulle ricchezze. Nella commedia la purezza è rappresentata dalla figlia di Mercadet, Julie, interpretata magnificamente da Marianella Bargilli (particolarmente imbruttita per la parte), forse l’unica a credere nel matrimonio non come fonte di guadagno ma base solida per la costruzione di una famiglia. Ma i soldi vincono sull’amore.
Altra donna presente sul palco è Paila Pavese nelle vesti della moglie di Mercadet. Si presenta con uno splendido abito da sera nero; l’apparenza è ciò che conta, secondo Mercadet, è giusto dunque che la moglie di un “grande” affarista sia vestita elegantemente. L’apparenza vince sull’essere.
Completano la ricca compagnia Antonio Tallura (Brèdif), Piergiorgio Fasolon (Justin), Osvaldo Ruggeri (Goulard), Francesco Benedetto (Pierquin), Alfonso Veneroso (Verdelin), Adriano Braidotti (Adolphe Minard), Ferruccio Ferrante (Mericourt), Jacopo Venturiero (Michonnin de la Brieve), Antonio Ferrante (Berchut).
Dicevamo Auguste Mercadet una ne fa e cento ne pensa. Tra gli stratagemmi da lui inventati per far risalire le proprie finanze vi è quello di un socio arricchito (che potrà prestargli il denaro) di nome Godeau. Gli spettatori nella realtà, i creditori nella finzione, non possono che aspettare Godeau. Un’attesa estenuante che fa anche dubitare sull’esistenza del socio. La curiosità è che Samuel Beckett, nel secondo Novecento, si ispirò a questo fantomatico personaggio per il suo celebre Godot (divenuto l’emblema dell’eterna attesa dell’uomo). Anche questo è un motivo che permette di sottolineare, ancora una volta, l’attualità della commedia di Balzac.