Scritta da Honoré de Balzac (Tours 1799 - Parigi 1850) nel 1840, pubblicata nel 1848 e rappresentata nel 1851, L’Affarista (Le Faiseur) Mercadet dal forte sapore autobiografico (nel 1837 lo scrittore arriva a Milano soggiornandovi per più di un anno ufficialmente per sistemare pratiche ereditarie e ufficiosamente perché oberato di debiti accumulati anche giocando in borsa) è una bellissima pièce di un’attualità sconcertante confermata dall’odierna crisi economica e tale è destinata a rimanere per l’intramontabile abilità - dote soggetta ad affinamenti sempre più perfezionati - del protagonista nel persuadere gli altri della positività delle proprie azioni.
Simulatore, scaltro, ipocrita, senza scrupoli e ambizioso di arricchirsi, naturalmente con denaro altrui, Mercadet, ormai sull’orlo del fallimento, tenta di gettare fumo negli occhi dei suoi creditori, anch’essi sciocchi, superficiali e avidi forse più di lui, inventando uno strano e singolare socio, Godeau, che scappato portandosi via la cassa e lasciandolo nei guai potrebbe tuttavia salvarlo dal precipizio.
Per risollevare le finanze non esita a usare la moglie quale paravento o a tentare di dare in moglie la figlia, peraltro bruttina e comunque innamorata di un bravo giovanotto, a un presunto riccone, ma costui si rivelerà una sorpresa a dir poco sconvolgente anche per una persona navigata come Mercadet.
Una satira - poco rappresentata in Italia, ma molto imitata nel nostro Paese da personaggi che si sono costruiti fortune su castelli di carta - contro il sistema capitalistico che all’epoca vede nascere il gioco delle Borse spietato, cinico e dominato da speculazioni immorali e frenetiche.
Lo spettacolo nato nell’anno di festeggiamenti per l’Unità d’Italia vuole stigmatizzare il mondo vuoto e vacuo dell’apparire - in questo caso economico - costruito su bugie e inganni e ciò non vale solo per nazioni come Francia e Italia, ma assume valenza mondiale.
La regia è affidata ad Antonio Calenda di cui tuttavia appare eccessivo il taglio satirico dato alla pièce e ad alcuni personaggi come lo stesso Mercadet interpretato da un Geppy Gleijeses, valido e versatile attore, ma troppo caricato, e altri cui sono stati apposti ridicoli nasoni: il testo è di per sé così pregno di amara ironia che il suo dilatarla in modo farsesco risulta stridente.
Anche la scenografia ridonda per la presenza di troppi armadi, un muro di legno che ingombra la scena.
Brava e misurata Nunzia Greco, moglie di Mercadet, e piacevolmente convincente Marianella Bargilli nei panni della figliola entrambe con la giusta carica ironica così come Piergiorgio Fasolo, il simpatico servitore Justin.
Prosa
L'AFFARISTA
L'AFFARISTA MERCADET
Visto il
05-04-2013
al
Carcano
di Milano
(MI)