Prosa
L'AGAVE

L’autore, Aldo Nicolaj, lo av…

L’autore, Aldo Nicolaj, lo av…
L’autore, Aldo Nicolaj, lo aveva definito “una traccia”, un canovaccio adattabile in teatro, cinema o tv. Un testo originale e particolarissimo, pieno, ricco e intenso ma al contempo semplice e delicato. L’agave è una pianta che resta immobile per vent’anni. Si crogiola al sole, dimentica del resto e del fatto che ha un fiore da fare sbocciare. Un giorno, però, come l’orologio biologico della maternità, la pianta si sveglia. Inizia a sbocciare e la sua crescita è repentina, come se dovesse recuperare il tempo perduto. Due mesi, solo due mesi e la giovane pianta appassisce e muore, portando con sé anche la pianta madre. E, metaforicamente, Nicolaj “agavizza” il protagonista: Leo è un irriducibile eterno ragazzo, single per scelta e col peso, in verità nemmeno troppo sentito, di essersela svignata per evitare il matrimonio. Livia, la fidanzata, lo aspetta da allora. Nella sua testa. O forse no. Leo, resosi conto che l’anagrafe conta regolarmente i suoi compleanni, prova a ricordare l’amore, a evocarne il profumo. E se prima bastava il ricordo di Livia a fargliela metonimicamente incontrare, ora lo sbocciato Leo vuole fiorire del tutto e parte alla ricerca dell’amata. Le variazioni sul tema e le interpretazioni sono infinite, ma resta un unico, inequivocabile fatto: la vita continua. Giorgio Barlotti, anima del progetto (regista, protagonista e scenografie), ne fa un allestimento attento, preciso, vivido. Progetto scenografico curatissimo, centrato e impattante, nonostante lo stile “semplice” - anche in quantità e materiali - necessario per il futuro itinerante della commedia. Risultato ancor più encomiabile considerato il taglio prettamente cinematografico delle scene scritte da Nicolaj, di difficile resa teatrale. Barlotti ci riesce: vince e convince, grazie anche alla sua compagna di scena e di vita, Lucia Ricalzone, musa ispiratrice per un “muso” ispiratore. Buona prova per l’intera compagnia del Piccolo di Imola, con menzione speciale per Elvezio Ghetti, un gustoso Nando alla romagnola. Una commedia brillante, astuta e geniale, come nella miglior tradizione nicolajana, il cui motto potrebbe essere quello che scrisse Henri Estienne: “Tutti diciamo che il tempo passa. E non ci accorgiamo che siamo noi a passare. Se la gioventù sapesse. Se la vecchiaia potesse.” Imola, Teatro dell'Osservanza 26 gennaio 2007
Visto il
al Dell'Osservanza di Imola (BO)