Due coppie di genitori molto preoccupati. Due figli felici. Una cena impossibile da rimandare oltre. Una tensione incontrollabile. Una parola inaccettabile: omosessualità.
Ritrovarsi a trascorrere una estenuante serata insieme per discutere di un problema che riguarda i propri figli, da poco maggiorenni. All’inizio i quattro sembrano essere molto civili e dimostrano di avere a cuore solo il bene dei propri ragazzi, ma, quando si tratta di discutere della loro volontà di vivere apertamente il loro amore (che si esprime, ad esempio, nel voler frequentare insieme a Londra l’università della moda), le cose si complicano notevolmente.
Madri e padri mettono in luce tutta la loro fragilità morale, diventano violenti, meschini, facendo emergere anche le loro frustrazioni, personali e di coppia.
Magistrali prove d’attore per tutti i protagonisti (Gaia De Laurentiis, Giorgio Borghetti, Eleonora Ivone Ettore Bassi); ognuno di loro “fa suo” uno stereotipo (umano e sociale) ben definito dalla scrittura di Angelo Longoni, che ha dato vita a una commedia il cui mordente sostanzialmente non cala (con qualche eccezione nei primi dieci minuti, quando le due coppie si trovano costrette a “rompere il ghiaccio”).
Il ritmo della serata e i diversi punti di vista delle due coppie vengono scanditi da un unico brano che fa da colonna sonora: la celebre Can’t Take My Eyes Off of You, in tutte le versioni possibili (perfino quella carillon!).
In questo tempo assai poco “politically correct”, tra unioni civili, stepchild adoption e family day, un titolo come L’amore migliora la vita appare scontato e difficile da interiorizzare. Più realistico, invece, risulta, ad esempio, l’atteggiamento del personaggio interpretato da Ettore Bassi, la cui scarsa apertura mentale si estrinseca nel rifiuto di qualsiasi luogo comune – anche se riguarda la felicità o meno del proprio figlio – salvo poi arrivare a giustificare la pratica costante dell’ipocrisia.
Ecco perché la genuina ed entusiastica felicità dei due giovani, assume un carattere decisamente “buonista”, di fronte ai toni assai più realisticamente agrodolci di questa commedia che poggia su un impianto ben più strutturato.