Prosa
LAMPEDUSA

La tragedia dei profughi in “Lampedusa” di Anders Lustagarten

La tragedia dei profughi in “Lampedusa” di Anders Lustagarten

Strano che a scrivere dei migranti del Mediterraneo sia un autore inglese, Anders Lustagarten, tuttavia non nuovo a lavori d'indagine socio-politica dai tratti polemici e talvolta grotteschi come If You Don't Let Us Dream, We Won't Let You Sleep, che molto è stato visto e molto ha fatto discutere. Ancor più strano poi che solo ora, arrivi in prima assoluta italiana Lampedusa, singolare dramma a due voci apparso nel 2015 in una coproduzione Soho Theatre/High Tide Festival.

Una novità assoluta per l'Italia
La struttura è inusuale ed eccentrica, però drammaturgicamente funzionale, basata su due figure – Stefano e Denise - che si alternano nel descrivere le loro esistenze. Il primo è un pescatore di Lampedusa, dove di pesce, ormai, in mare se ne trova poco. In compenso, si trova sempre più spesso a raccogliere i cadaveri sfatti di quanti soccombono nella traversata dalle coste africane a quelle siciliane. Un lavoro, il suo, da togliere il sonno di notte.

L'amicizia casuale con un immigrato che bazzica il porto, lo induce a imbarcarsi di notte nell'impresa disperata di raggiungere la bagnarola con la quale sta arrivando sua moglie. La seconda è una ragazza di città, figlia d'immigrati, che per mantenersi agli studi lavora per un'agenzia recupero crediti; pure a lei capita d'affrontare situazioni difficili e qualche volta persino pericolose. Ed ha pure in carico una madre inabile che le rende la vita problematica. Scopre inaspettatamente amicizia ed un po' d' appoggio in una “cliente”, una ragazza madre sommersa dai debiti che lei scampa dal momentaneo disastro. La madre muore, Denise non sopporta più il suo lavoro, e lo molla. Sopravviverà d'ora in poi in maniera diversa.

Due mondi distanti eppure con qualcosa in comune
Quello che sorprende è la destrezza di Lustagarten nel tracciare legami invisibili tra i due personaggi e le storie che si alternano sulla scena. I mondi di Stefano e Denise sono lontani anni luce, le loro esistenze completamente diverse. Nondimeno, il senso delle loro parole rivela la medesima verità: dietro l'ipocrisia della politica, dietro l'indifferenza della società, dietro alle tragedie - singole o collettive che siano - si può sempre incontrare la disponibilità, la gentilezza, la generosità di una persona.

E così il nostro mondo sembra subito un po' meno disastrato. La regia di Gian Piero Borgia è molto penetrante e sostiene adeguatamente lo scorrere del testo. Il tandem Alvisi+Kirimoto consegna una scena scabra, dominata solo da una boa galleggiante; un ruolo importante l'hanno le luci di Stefano Valentini. Ma il più lo fanno lo fanno due attori di massima efficienza, Fabio Troiano e Deniz Özdoğan, che indossano a perfezione i propri ruoli e trascinano con sé lo spettatore. Senza loro, non sarebbe la stessa cosa. 

 

Visto il 21-07-2017
al Adelaide Ristori di Cividale Del Friuli (UD)