Lirica
L'AUMENTO

Un'umanità divisa, dove i lupi fan boccone delle pecore

Un'umanità divisa, dove i lupi fan boccone delle pecore

Vittorio Rieti, Sergej Diagilev, George Balanchine: questi i nomi che stanno dietro al balletto Barabau creato dai mitici Ballets Russes nel 1925. Rieti (1898-1994) è un versatile compositore oggi assai trascurato in Italia, anche perché visse gran parte della vita negli USA, rifugiatosi lì per scampare alle leggi razziali.
La trama di Barabau – composizione dai limpidi tratti neoclassici, con qualche ammiccamento espressionistico - è riassumibile in poche parole: il contadino Barabau si vede depredare l'orto - dove stava dando una festa - da alcuni soldati che lo scherniscono e lo costringono a ballare insieme. Allora si finge morto e dopo le esequie, allontanatasi la marmaglia, può 'risuscitare' e tornare alle sue faccende.

Un dittico del tutto inedito
Il soggetto de L'aumento, lavoro da camera a quattro voci composto da Luciano Chailly nel 1995 sintetizzando un corrosivo testo teatrale di Dino Buzzati del 1962, è ancor più semplice. Il mite ragioniere Gustavo va dall'untuoso Commendator Stragioni per un aumento di stipendio – ha scoperto che un suo sottoposto guadagna assai più di lui – e lo ottiene con inattesa facilità; ma, avvisato della possibilità che i più retribuiti profili aziendali possano cadere sotto la scure d'un nuovo assetto proprietario, finisce per accettarne poi invece una consistente decurtazione.

Frutto della collaborazione tra La Fenice e il Conservatorio “B.Marcello” - scopo del progetto è di avvicinare i giovani al teatro, offrendo alle scuole due recite loro riservate - l'inedito dittico composto da una stringata suite da Barabau e dall'operina di Chailly, si rivela un insieme molto sensato, dove la prima funge da prologo strumentale alla seconda. Il trait d'union è quello dei soprusi dei più forti verso i più deboli, con l'accorto artificio registico per cui la disavventura di Barabau è un sogno di Gustavo, prima di recarsi in ufficio. E pure lo spazio scenico è volutamente asimmetrico: piccola eangusta, e piena di quotidianità la casetta dell'impiegato, ampio e solenne l'ufficio del suo capo, dove l'enorme scrivania suggerisce l'idea d'un altare.

Una messinscena snella, di densa energia
Tutto il team responsabile di questo lavoro giunge ovviamente dall'Istituto veneziano: responsabile per la fluida regia Davide Garattini Raimondi, per le coreografie Barbara Palumbo, per le scene Paolo Vitale, per i costumi Giada Masi. La direzione musicale è affidata alla grande competenza di Maurizio Dini Ciacci, l'esecuzione all’Orchestra del Conservatorio stesso. Una messinscena che risulta energica ma snella, perfettamente fruibile, anche grazie agli efficaci interpreti.

 

Visto il 25-05-2017
al Malibran di Venezia (VE)