LE BACCANTI

Se modernizzare sfiora il ridicolo...

Se modernizzare sfiora il ridicolo...

Secondo la regista Erika Manni la sua versione de Le Baccanti di Euripide è un allestimento non convenzionale che spazia intelligentemente e sapientemente tra riferimenti alle fiabe classiche, allegorie dei nostri giorni e costumi pensati e realizzati in un'ottica di contemporaneità come si legge nel programma di sala.
Purtroppo lo scarto tra le intenzioni e il risultato è abissale.
Quello che l'autrice-regista Erika Manni intende per  teatro classico attualizzato si riduce alla giustapposizione di un testo antico, che ha una sua struttura drammatica tutt'altro che spensierata o allegra (non a caso è una tragedia) a elementi da commedia che entrano a gamba tesa nella storia raccontata per snaturarne il senso fino al limite della parodia.
Purtroppo l'intento non era quello della parodia ma di fare del   teatro classico attualizzato, nel rispetto delle tradizioni, ma consentendo una maggiore permeabilità delle diverse culture a confronto, il tutto mostrando un particolare interesse per i nuovi linguaggi e per la ricerca drammaturgica.
Ricerca drammaturgica ceh dà dei frutti deludenti.
L'anziano Cadmo è interpretato secondo il pessimo cliché che vuole i vecchi parlare con voce stridula e insicura, come nei western di una volta. Gli viene fatta vestire la cappa rossa di Cappuccetto Rosso mentre l'indovino Tiresia (che porta degli occhiali a spirale come lo stregatto disneyano di Alice nel paese delle meraviglie) è vestito da Lupo (con tanto di accenni alle dimensioni delle mani...) per tacere dele battute di dioniso sulla sua cecità .
Penteo è interpretato da un attor giovane che indossa una giacca con gli strass punta massima dell'ottica contemporanea dello spettacolo.
Dioniso gli si presenta sotto mentite spoglie e parla con un marcato e fasullo accento pugliese.
Penteo si traveste da donna per spiare le Menadi e la costumista pensa bene di vestirlo con una calzamaglia e un tutù.
Ecco il limitedello spettacolo. Invece di accennare, per esempio, al teatro elisabettiano dove alle donne era vietato recitare regista e costumista si rifanno al peggior cliché maschilista (e vagamente omofobico) che vuole un uomo vestito da donna ridicolo e dunque in tutù  (ben diversamente dalla sottile ironia che nella tragedia di Euripide vede Dioniso prendere in giro Penteo sistemandogli i bei boccoli biondi).
L'uccisione di Penteo per mano di sua madre Agave, in Euripide fatto raccontare da un messaggero, non mostrato direttamente in scena, diventa una pantomima insostenibile dove Penteo (in tutù) viene sopraffatto da tre giovani che hanno più la ferocia delle veline televisive che quella delle donne invasate dal dio.
Nulla si salva in questa operazione.
L'intento esegetico è inesistente perchè l'accostamento a cappuccetto rosso, il grand guignol in chiave musical dell'uccisione di Penteo (in tutù),  il dialetto e le musiche moderne dove moderno non è la musica classica contemporanea, ma qualche arrangiamento elettronico,  le luci stroboscopiche che si aggiungono ad altri pessimi effetti teatrali nulla aggiungono al significato del racconto originale ridicolizzandolo senza nemmeno divertire. La chiave comica è infatti così ovvia e prevedibile che, a ben vedere, prima ancora che una parodia della tragedia (e magari fosse stata quella l'intenzione della regista)  lo spettacolo sembra una parodia del registro comico.
Ma anche volendo riconoscere la buona fede alla regista, una rilettura così invasiva richiede almeno una regia nitida  e degli attori calibrati e precisi mancando entrambi clamorosamente. La recitazione poi è aprossimata e mai del tutto centrata  distante anni luce dalla credibilità richiesta per una tragedia (in particolar modo l'interprete di Penteo che sembra uscito da una recita scolastica).
Così nonostante l'ora e un quarto di durata lo spettacolo sembra interminabile perchè tranne il vero inizio, quando Dioniso entra in scena suonando dei piccoli cimbali illudendo lo spettatore che la contaminazione sarà etnica, questa versione delle Baccanti manca di una idea drammaturgica che possa dirsi tale essendo totalmente priva di una necessità che ne giustifichi l'allestimento.

 

Visto il 23-01-2011