Lirica
LE BARUFFE

“Le baruffe” goldoniane rivisitate da Giorgio Battistelli e Damiano Michieletto

Le baruffe
Le baruffe © Michele Crosera

Le baruffe, opera commissionata dalla Fondazione Teatro La Fenice per celebrare i 60 anni delle Edizioni Marsilio, e messa in musica da Giorgio Battistelli, è un libero adattamento da Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni, di cui l'editore veneziano sta pubblicando l'opera omnia. 

Scordatevi però il Canal di San Domenico, con barche e tartane alla fonda. Scordatevi Piazzetta e Ponte Vigo, al limitar della città verso Pellestrina. Scordatevi il vivace Corso centrale: qui a Palazzo Poli, di fronte alla Chiesetta delle Muneghette, dimorò lo scrittore veneziano. Insomma, scordatevi la Chioggia di metà '700, in cui è immersa la commedia in dialetto Le baruffe chiozzotte, affresco collettivo coloratissimo, ricco di caratteri e di personaggi, condotto con ironia e tocco leggero. 


Protagonista il popolo chioggiotto, composto sopra tutto di pescatori e barcaioli; e delle loro donne, ciarliere e baruffanti, che cercano di tenerseli stretti. E di novizze e novizzi che prudono dalla voglia di maridarse. Un mondo di spontanea vivacità che trascorre le sue giornate nelle calli, dove basta un ingenuo gioco di galanteria – l'offerta d'una fetta di zucca barucca arrostita – ad innescare liti furibonde, sciocche rivalità e reazioni di ingiustificata gelosia. Piccole tragedie di piccola gente, ricomposte dal bonario coadiutore Isidoro, saggio paciere nel quale vien da scorgere un autoritratto del Goldoni. 

Una città tutta interiorizzata, per nulla da cartolina 

Scordateveli quegli scorci, dicevamo, perché nella drammaturgia che Damiano Michieletto – coautore con lo stesso Battistelli del libretto, fedele all'impronta goldoniana - elabora per questo nuovo spettacolo, della “Piccola Venezia” c'è ben poco, a parte i personaggi.

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L'ambientazione anzi è nettamente irrealistica: le scene di Paolo Fantin mostrano le nude e grigie pareti del palcoscenico veneziano illuminate da luci fredde disegnate da Alessandro Carletti, con tre massicci ventilatori che dall'alto muovono incessantemente l'aria, mentre grandi pannelli lignei in continuo spostamento delimitano gli spazi, e se sconquassati forniscono le assi con cui i personaggi battagliano fra loro. 

Rinunciando all'ambientazione en plein air originale, Le baruffe assumono invece, in tal modo, un aspetto inquietante, caliginoso, che volutamente stride con l'umorale vitalità dei personaggi, peraltro abbigliati da Carla Teti con popolareschi panni d'epoca. Pure i movimenti coreografici di Thomas Wilhelm sono fulminei e nervosi, senza indulgenze al folclore. Si può restare perplessi, di fronte a tali scelte, ed è naturale; nondimeno, tirate le somme la regia di Michieletto accompagna e sostiene assai bene il testo goldoniano, fornisce sapida concretezza ad ognuno dei caratteri, esalta appieno la vivezza del vernacolo lagunare. 

Una partitura ben costruita, ricca e variata 

Giorgio Battistelli è uno dei pochi compositori italiani capace di concepire e padroneggiare un vasto organico orchestrale, ottenendone gli effetti più vari. Ne Le baruffe procede generalmente a blocchi strumentali, nella mutevolezza di contrapposti piani sonori in cui spicca l'uso insistente degli ottoni. Il disegno complessivo della partitura evidenzia un taglio acido, metallico, volutamente espressionista, schivando le evocazioni rococò tipiche delle partiture goldoniane di un Wolf-Ferrari. 

Dinamico l'uso delle voci, impegnate in dialoghi veloci e rimbalzanti, in un continuo declamato e spinte da Battistelli in tessiture spesso aspre; il coro utilizzato ora come suono di sfondo, ora intrecciato in complicate polifonie. Enrico Calesso la concerta e dirige con somma cura ed attenzione, ben coadiuvato dall'Orchestra fenicea

Quante voci in scena... 

In questa partitura teatrale che fluisce inesausta per 100 minuti, non sorprende poi l'accentuazione delle percussioni, a rappresentare col suono la litigiosità dei personaggi: tanti, ovviamente, a dar vita ad un cast dinamico e ben amalgamato. 

Sono Loriana Castellano (Libera), Francesca Lombardi Mazzulli (Orsetta), Silvia Frigato (Checca), Valeria Girardello (Pasqua), Francesca Sorteni (Lucietta); ed Enrico Casari (Titta Nane), Marcello Nardis (Beppo), Alessandro Luongo (Toni), Rocco Cavalluzzi (Fortunato), Pietro Di Bianco (Vicenzo), Leonardo Cortellazzi (Toffolo), Federico Longhi (Isidoro). 

Parti recitanti Emanuele Pedrini (il comandador) e Safa Korkmaz (Canocchia). Buona la prova del Coro preparato da Alfonso Caiani, suo neo direttore. Teatro pieno, caldo successo di pubblico.

Visto il 02-03-2022
al La Fenice di Venezia (VE)