Scritta da Annibale Ruccello nel 1980, Le cinque rose di Jennifer è la sua prima cantata originale.
Va in scena per la prima volta a Napoli poco dopo il terremoto, motivo per il quale fu costretto a sospendere
anche le prove, riscuotendo il favore di pubblico e critica malgrado, appunto la situazione della città .
Un durissimo colpo per il teatro Italiano è stato perdere prematuramente Ruccello all’età di trenta anni.
Cosi giovane ha comunque lasciato tracce indelebili del suo modo di fare teatro. Un “compositore” capace di
fondere drammaturgia e ironia, emozioni e gestualità, alimentando, con testi per nulla semplici, la voglia dei protagonisti di cimentarsi nelle sue opere. Ruccello non era solo “lo scrittore” ma la persona
che studiava come si muovevano i suoi protagonisti, cosa pensavano e come si rapportavano nella vita reale,
(“i femminielli” nel nostro caso). Si è sempre espresso con parole forti e dirette per questo qualche volta anche
equivocato.
Le cinque rose di Jennifer non parla di Napoli, ma ne è uno spaccato.
Questa è stata certamente una motivazione aggiuntiva nonché una sfida che ha spinto Leandro Amato ad indossare
i panni di Jennifer, un travestito che abita in un appartamento un po’ kitsch nelle periferia partenopea,
penetrandovi nella mente, nella sua tristezza, nella sua solitudine e nelle sue speranze e condividendole con gli spettatori.
Leandro è molto bravo, sa conquistare il suo pubblico, alternando emozioni e risate, forse solo in queste ultime eccede perdendosi in qualche clichè.
La scenografia elimina i classici interni delimitando gli spazi utili con un rettangolo formato da petali di rose. Non adopera quindi porte ma si serve di uno specchio e dell’immaginazione del pubblico. Sfrutta inoltre come piano d’appoggio le tavole del palco per numerosi oggetti scenici.
Piacevoli le luci, sempre puntuali ad evidenziare i cambi d’azione. Particolare anche l’idea di montarne alcune su strutture poste sul palco ai lati della scena.
Visto il
20-04-2010
al
Della Cometa
di Roma
(RM)