Grottammare (AP), teatro delle Energie, “Le Confessioni” da Sant'Agostino
ALLA RICERCA
E' sempre difficile ritagliare da una personalità poliedrica come Agostino un aspetto che la riassuma per intero, oppure tracciare un filo che consenta di seguirne l'esperienza unitariamente, per la complessità stessa della sua vita e per la vastità dei temi che ha affrontato con il suo pensiero.
Le Confessioni, scritte tra il 397 e il 400, sono una pietra miliare non soltanto per il valore letterario e per la forza del magistero filosofico e spirituale che trasmettono, ma anche per la modernità e l'intensità con cui Agostino, parlando di sé, arriva alla mente e al cuore di noi oggi.
Le Confessioni sono una autobiografia scritta come un lungo e tormentato viaggio: Agostino è un uomo che cerca la Verità e si accorge, dopo averla cercata invano in molteplici luoghi, che si trova soltanto in Dio; ma, dopo avere raggiunto tale convinzione, continua ancora a cercare, a viaggiare.
Tutto comincia con una inquietudine di fondo che lo porta a un confronto serrato con la propria anima e con il proprio destino. Agostino entra nell'intimo di se stesso: ma questa è solo una tappa necessaria per raggiungere la Verità che lui sente nel soprannaturale al di fuori di lui. Fino a quando l'inquietudine resta aggrovigliata in se stessa, essa serve solo a tormentarlo, a lasciargli il vuoto nell'anima; ma quando egli riconosce il punto fondamentale che porta dalla dispersione della molteplicità alla stabilità dell'unità, allora gli si spalancano orizzonti nuovi. È ciò accade quando egli arriva a Milano, ma continua ad essere profondamente inquieto: non un semplice stato di ansia e di agitazione, bensì una vera precarietà intellettuale, psicologica e umana, che prova chi non ha ancora trovato il centro, con tutto il senso di squilibrio e disarmonia che ne deriva. Da questo punto di vista l'incontro con Ambrogio segna un nuovo inizio.
Le Confessioni si pongono quindi come un cammino di fede, non l'annunciazione di certezze e fondamenti di speranza. Nelle esperienze e negli errori di Agostino, nei suoi sbandamenti e nelle sue inquietudini, si distinguono con chiarezza attualissima gli stadi da cui passa la ricerca religiosa prima di arrivare a quell'ancoraggio che è la stabilità della fede.
Agostino parla con un linguaggio ancora attuale di una inquietudine feconda, dell'invito a scuotersi dal torpore della coscienza, a non smettere mai di interrogarsi con sincerità, ad avere il cuore sempre inquieto, sempre alla ricerca: di se stessi come di Dio.
La riduzione del testo operata da Tommaso Maffei parte dalla ricerca sull'essenza del tempo e sulla sua durata, molto prima di Bergson e delle sue teorie. Subito si impone il rapporto tra uomo e Dio: come invocarlo? “Invitarlo dentro di me.. ma esiste in me un luogo per ospitarlo e comprenderlo?” I ragionamenti teologici e filosofici si alternano a ricordi dell'infanzia in Algeria (il battesimo ritardato, la madre benestante, la morte precoce del padre). Lo studio dell'Ortensio di Cicerone muta il suo modo di sentire, suscitando nuove aspirazioni, provocate da “fame e sete di Verità”. A 19 anni si infervora nella ricerca della sapienza, ma a 30 anni vacilla “ancora nel medesimo fango”, sempre alla ricerca di quella Verità che non trova nei libri e che non sa dove cercare per giungere alla salvezza dell'anima. Una ricerca della Verità che diventa ricerca di Dio.
Quindi il rapporto tra spirito e corpo, le tentazioni, la necessità di comprendere il tempo e la sua essenza ontologica, di racchiuderlo in una dimensione che lo renda valutabile, ma “un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo”.
Il finale è pacificato e pacificante: “Balenasti. E il Tuo splendore dissipò la mia cecità. (...) Mi toccasti. Ed io arsi di desiderio della Tua pace”.
Alessandro Preziosi veste un completo grigio con gilet e camicia bianca senza cravatta, elegante ma senza concessioni all'ultima moda. Legge in modo piano, senza sbalzi, purtroppo con il microfono. Le musiche non aiutano nella comprensione del testo, né creano atmosfera le luci sul telo di fondo spiegazzato: i momenti più intensi sono sicuramente quelli al buio con la luce giallastra dall'alto o rossa di taglio laterale. Preziosi evidentemente crede molto nel teatro e persegue con fermezza una carriera intensa per numero di repliche e significativa quanto alle scelte dei testi, Euripide, Shakespeare, Pavese, Sant'Agostino.
Teatro tutto esaurito, pubblico ineducato, interessato a rubare una foto, spesso con flash.
Visto a Grottammare (AP), teatro delle Energie, l'11 marzo 2010
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Kursaal Sala Comunale
di Grottammare
(AP)