Il teatro di San Carlo mise in scena la trilogia mozartiana nella primavera 2006 con la regia unitaria di Mario Martone, portando a compimento un progetto iniziato precedentemente con Così fan tutte e Don Giovanni e che vide il debutto delle Nozze di Figaro, caratterizzate da una tinta autunnale e crepuscolare, velate di malinconia, in cui i personaggi erano in balìa degli eventi come le foglie secche sul pavimento del palcoscenico e il tralcio di vite dalle foglie ingiallite che pende nel fondo scena. In questa ripresa bolognese la tinta malinconica si è un poco attenuata, mentre è rimasto l'utilizzo della platea per l'azione grazie alle due “braccia” che circondano la buca orchestrale e che consentono di allungare il palcoscenico.
La scenografia di Sergio Tramonti è ridotta all'essenziale, una balconata in fondo, due rampe di scale che raccordano la terrazza al palco, una lunga tavolata con tante sedie di epoche e stili diversi presa a simbolo del banchetto nuziale (come il letto per Così fan tutte e le gradinate per Don Giovanni). I costumi di Ursula Patzak situano l'azione nel Settecento; le luci di Pasquale Mari completano la messa in scena. Resta un punto vincente la cura dei caratteri ma restano i dubbi su movimenti e posizionamenti dei protagonisti per alcune scene (su tutte la Contessa che canta la cavatina lunga per terra su due cuscini a ridosso della prima fila di poltrone a simulare il letto). Convince in particolare il quarto atto, dove le due protagoniste non si travestono ma si scambiano i vestiti, rendendo così più credibile la confusione, mentre le due rampe di scale si scostano dal fondo scena dando l'idea che lo spazio in proscenio sia un esterno. Martone lavora sui caratteri, li individua e li scolpisce con chiarezza e chiede al cast notevoli doti attoriali (le tre donne sono le stesse delle recite napoletane).
Carmela Remigio frequenta da tempo il ruolo della Contessa che ben si adatta alle sue corde e alla sua fisicità, ne conosce ogni piega e sa renderne ogni palpito in modo mirabile; la cavatina “Porgi amor qualche ristoro” è cantata con partecipazione emotiva e toni bruniti e passionali di grande intensità; nella successiva aria “Dove sono i bei momenti” (anticipata di due scene) raggiunge l'eccellenza per la voce calda e suadente, espressione di purezza e nobiltà di sentimenti amorosi.
Simone Alberghini è, alla pari della Remigio, un Conte perfetto per vocalità e fisicità, un Conte giovane e aitante accomunato a Figaro dalla passione d'amore e da quel tocco di gelosia che muove gli eventi della “folle giornata”; non uomo statico e rigido, chiuso nei privilegi di classe, ma pronto a un'ira che scatta subito ma che è incapace di portare a lungo rancore; uomo capriccioso e geloso, molto umano, capace nel finale di comprendere il senso e il ruolo dell'amore; la voce del baritono è quella di splendido colore che conosciamo e in questa occasione ci è parso in gran forma.
Susanna ha gli occhi lucidi e vispi di Cinzia Forte, che delinea un personaggio concreto e frizzante, essendo lei il perno dell'azione, una donna ironica e spigliata e ben armonizzata col Figaro di Nicola Ulivieri, padrone del ruolo, interpretato con intelligenza ed evitando facili gigionerie.
Marina Comparato si conferma brava nel presentare un Cherubino giovane e sbarazzino, uno scugnizzo attratto da ogni donna e in preda alla tempesta ormonale che si addice all'età, impacciato e giocosamente curioso di ogni novità. Basilio (con basette a ciuffo) e Marcellina (ubriaca) sono affidati a Mert Sungu e Tiziana Tramonti, giusti ed efficaci; non altrettanto Bruno Praticò, il cui Bartolo non è risolto neppure spingendo sul pedale del buffo. Appropriati Cristiana Arcari (Barbarina) e Nicolò Ceriani (Antonio), con loro Saverio Bambi (Don Curzio), Silvia Calzavara e Roberta Sassi (due contadine). Il coro del Comunale è stato adeguatamente preparato da Lorenzo Fratini.
Michele Mariotti dirige l'orchestra del Comunale in modo eccellente, cercando sonorità non scontante e mantenendo tempi sostenuti perfetti con una cura della concertazione che ben si adatta alle voci dei cantanti; giusto il rilievo agli strumenti solisti; meravigliosi i colpi di violoncello nei recitativi di Figaro; il suono si dispiega morbido e corposo, incline all'azione scenica ed espressione dei sentimenti descritti sul palco.
Teatro esaurito per tutte le recite, molti applausi per tutti sia a scena aperta che nel finale.