Presentare di seguito, una dopo l'altra, le tre celeberrime creazioni teatrali del tandem Da Ponte/Mozart – Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte – non è impresa facile. Però c'è chi ne ha l'ardimento: lo fece nell'estate 2015 il Drottningholms Slottsteater, deliziosa sala rococò di Stoccolma, affidandone la triplice mise en scène al binomio Ivan Alexandre (regia) ed Antoine Fontaine (scene e costumi).
Produzione che vede peraltro coinvolti vari teatri: da quello della Reggia di Versailles dove apparve a dicembre 2021, a quelli dell'Opéra National de Bordeaux e del Liceu di Barcellona, nei quali è andata in scena tra gennaio ed aprile 2022. Ed in procinto d'approdare a fine novembre al Verdi di Salerno, ecco i tre capolavori mozartiani a dar corpo, al Teatro Alighieri, all'ormai consueta “Trilogia d'autunno”, propaggine ultima del Ravenna Festival.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Le nozze di Figaro recitate da un gruppo di attori girovaghi
Alla base del lavoro dei due artisti francesi una soluzione non nuova, ma ben definita di metateatro. Proporre cioè allo spettatore una compagnia teatrale di giro, in cui ognuno copre anche più di un ruolo – il coro, all'occorrenza, è formato dagli stessi solisti – che occupa un piccolo palco d'antan, di quelli facilmente trasportabili.
Supporta semplicissimi fondali di tela, uno sovrapposto all'altro, su cui sono disegnati schizzi scenografici - porte e finestre lasciate all'immaginazione - e pure le parole delle canzonette cantate da Cherubino. Attorno, i modesti camerini illuminati da candele sono parte integrante dello spettacolo, dai quali volendo si canta. I costumi, più tradizionali non si può. Però senza dubbio piacevoli e raffinati.
Idea valida, gradevole, ma troppo ripetuta
Di primo acchito l'idea funziona, piace ed intriga lo spettatore. Sopra tutto perché, da parte sua, la regia procede spedita ed incalzante; e viaggia con savia leggerezza, curando a fondo l'espressività dei singoli e la dinamicità degli insiemi, con piccoli tocchi di genuina teatralità. Quello che però non va, è che la medesima concezione visiva stia alla base anche delle altre due opere, Don Giovanni e Così fan tutte.
Circostanza che – pur attratti e coinvolti dalla sublime musica mozartiana e dalla vivacità dei versi dapontiani – induce un senso di spiacevole monotonia, di piatta uniformità, di tediosa ripetizione. Di queste ultime comunque, per motivi di spazio, andremo a parlare in altro successivo intervento; per il momento vediamo com'è andata con gli interpreti delle Nozze.
Giovane il direttore, giovani molti interpreti
L'Orchestra Cherubini è da ammirare per il mix di naturalezza e precisione. E' nelle mani del giovane direttore varesino Giovanni Conti, talento uscito dalle masterclasses della Riccardo Muti Italian Opera Academy.
Dimostra pieno dominio della partitura, così che la sua duttile concertazione procede impeccabilmente, passo dopo passo, sempre ben dosata. Con le giuste dinamiche, la giusta agogica, il dovuto garbo e leggerezza; precisa nei dettagli, ma anche ariosa e morbida nell'insieme. Ed un plauso a parte merita la spigliata prestazione al fortepiano di Lars Henrik Johansen.
Il cast si mostra nel complesso tutto ben costruito, e ben affiatato. Anche perché in parte si è già esibito a Bordeaux e Barcellona. Vigorosa incisività, caustico mordente e spontanea teatralità incontriamo nel Figaro basso-baritono canadese Robert Gleadow.
Deliziosa la Susanna di Arianna Vendittelli, in bilico fra maliziosità e virginale candore. Il baritono campano Clemente Antonio Daliotti consegna un Conte di Almaviva vocalmente ben delineato, energico anche; ma a tratti un po' monocorde.
Il soprano romeno Ana Maria Labin non ci convince con la sua stilizzata Contessa, dalla linea vocale alquanto emendabile. Il mezzosoprano italo-francese Lea Desandre infonde bella voce e corporeità al suo sbarazzino e lezioso Cherubino. Il sopranino francese Manon Lamaison è una fievole Barbarina; brillante la Marcellina di Valentina Coladonato; il basso-baritono tedesco Norman D. Patzke interpreta con sapidità Bartolo e Antonio; il tenore francese Paco Garcia tratteggia a dovere Don Basilio e Don Curzio.
Come gli altri due pannelli della Trilogia d'autunno, l'opera sarà a breve disponibile in visione gratuita sul portale ItsArt.