Lirica
LE NOZZE DI FIGARO

STORICHE NOZZE

STORICHE NOZZE

La Scala ripropone per la nona volta, a oltre trent'anni di distanza dal debutto, le Nozze di Strehler, uno spettacolo storico anche per le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. Il regista ricerca la verità de libretto e della musica e vuole trasmetterla al pubblico con la maggiore obiettività possibile. La cifra registica e scenotecnica è riconoscibilissima e l'allestimento filologicamente perfetto proprio per la dichiarata intenzione di rispettare al massimo le indicazioni di Da Ponte e Mozart. Infatti Strehler conserva intatta la verve comica e le arditezze del testo e stempera gli attacchi alle istituzioni e all'assetto sociale che già gli autori avevano smorzato rispetto a Beaumarchais. Il sommo equilibrio che il regista ne trae permette di evidenziare alcune rivendicazioni e ribellioni, pur senza ostentazione, come se facessero parte del quotidiano, sottolineando che la vita e i sentimenti si trasformano con il passare del tempo, in una giornata che in fondo è la vita stessa. Alcune trovate sono ancora straordinarie dal punto di vista teatrale; in questa ripresa (ineccepibilmente curata da Marina Bianchi) manca però quel brio e quel piglio che sono la caratteristica principale dell'opera e dell'allestimento e il tutto resta opaco e poco brillante.

Susanna è il deus ex machina della storia: Aleksandra Kurzac ne fa una ragazza furba e decisa, che meno indugia sul sensuale; molto spigliata dal punto di vista attoriale, la cantante ha voce sicura, facile all'acuto e piena nel registro centrale, usata sapientemente nelle sfumature del ruolo. Nicola Ulivieri è un Figaro preciso ma un poco incolore (mentre ben conosciamo i colori nella sua voce). Katija Dragojevic è un Cherubino dalla voce molto bella, che però dal punto di vista attoriale poco sottolinea la pulsione sessuale del personaggio. Fabio Capitanucci è un Conte poco prepotente, dalla voce morbida ed elegante, sicuro nell'acuto. Dorothea Röschmann è una Contessa stanca e demotivata, vocalmente poco affascinante; l'aria “Dove sono i bei momenti” è cantata all'inizio con infinita e struggente dolcezza ma nel finale gli acuti risultano forzati, irosi, a corto di fiato. Giusti la Marcellina di Natalia Gavrilan (a suo agio nelle agilità del “Capro e la capretta”), il Bartolo di Maurizio Muraro e il Basilio di Carlo Bosi. Splendida la Barbarina con voce cristallina di Pretty Yende. Completavano il cast Emanuele Giannino (Don Curzio), Davide Pelissero (Antonio), Lucia Ellis Bertini e Stefania Giannì (due contadine). Il coro è stato preparato da Bruno Casoni. Allo spettacolo hanno partecipato gli allievi della scuola di ballo dell'Accademia del teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri.

Sul podio il giovane e lanciatissimo Andrea Battistoni ha gesto assai ampio, la sua direzione è impeccabile nei tempi ma non riesce a raccordare buca e palco: in “Giovani liete” il coro è vistosamente fuori tempo, l'orchestra segue di corsa e senza fraseggio, a volte manca l'appiombo coi cantanti. Il maestro non penetra nella profondità della partitura né la esplora con curiosità giovanile: il suono risulta così piatto, soprattutto nel quarto atto, privato del gusto del disvelamento.

Teatro esaurito, pubblico entusiasta e molti applausi.

Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)