Prosa
LE SERVE DI VIRGINIA

Grazie a questo testo, l'autr…

Grazie a questo testo, l'autr…
Grazie a questo testo, l'autrice Alicia Giménez-Bartlett ha vinto nel 1997 il premio Feminino Lumen come miglior scrittrice spagnola. E difatti i dialoghi tra la cuoca Nelly e la cameriera Lotty rendono con grande efficacia il senso di persone a servizio nella casa di una signora importante, una intellettuale, una scrittrice famosa che riceve gente famosa. Ma a loro, alle donne di servizio, non è dato godere in prima persona di tanto benessere: devono lavorare anche fuori orario per far sì che in salotto non manchino i tramezzini e i beveraggi o le cene di rappresentanza fra ospiti che trattano del diritto delle donne al voto e all'uguaglianza. Peccato che questa celebrata Virginia Woolf sembri dimostrare ben poca carità nei confronti delle sue donne di servizio e, mentre scorre il tempo segnando i tempi storici in cui l'Europa ha visto la guerra mondiale, la crisi economica e la disoccupazione, agli spettatori si delinea con orrenda chiarezza come doveva essere triste per una donna vivere senza diritti, senza sostegni, senza aiuti e costretta quindi a lavori umili da accettare con riconoscenza, seppure mal pagati e in condizioni di ingiusto sfruttamento. 'Le serve di Virginia' rappresenta uno sguardo fuori dal coro e di grande sensibilità, coraggioso. Jolanda Cappi nel ruolo esemplare di Nelly, la cuoca che stima e si affeziona alla sua padrona 'intellettuale e artista', mostra il volto di tante donne di tempi andati, capaci di credere alle chiacchiere della gente fino a quando la realtà le crolla addosso, mostrando l'aspetto più crudele della vita vera. Renata Coluccini è una Lotty ben interpretata, questa orfana che presta servizio pur di avere una cameretta in cui dormire e un cassetto in cui tenere la propria roba. Figure tenere, molto più umane della grande artista che non appare mai, che a suo tempo fu rinchiusa in manicomio e che infine morirà in modo tragico. Da qui inizia il racconto. L'ottima regia è nelle mani di Gabriele Calindri, che ha trovato il tempo necessario nonostante la sua partecipazione al bellissimo 'Happy Family', spettacolo di Alessandro Genovesi da poco rivisto al Teatro dell'Elfo di Milano. "Sono sempre stato affascinato dallo scoprire cosa si nasconde dietro le apparenze, dietro le maschere che tutti noi portiamo per apparire meno fragili e più ricchi, cose che tutti noi siamo" afferma Calindri. "Mi colpisce sempre osservare come alcune di queste maschere cadano naturalmente quando ripeschiamo qualcosa di autentico nella nostra intima memoria". Lo spettacolo è molto toccante, interpretato in modo ottimo e affonda in profondità, quando sfiora la memoria e l'intimità di ogni donna che vive la propria vita con difficoltà.
Visto il
al Verdi di Milano (MI)