Affrontare un testo difficile e crudele come quello di Genet è sempre una sfida per un regista, per gli attori, ma soprattutto per il pubblico, sottoposto a una tensione psicologica senza eguali. La vicenda delle due serve sorelle, Solange e Claire Lemercier, che ogni sera, nel silenzio della grande casa vuota durante l’assenza di Madame, mettono in scena l’assassinio della loro padrona, interpretata a turno da una delle due, è un piccolo saggio sulle sfumature dell’odio. Tutto si tramuta in odio, un odio vero, profondo, sconfinato, nei confronti della padrona, del suo amante, dei suoi oggetti, dei suoi vestiti, della sua giovinezza e bellezza, della sua falsa bontà. Le due sorelle arrivano a odiare perfino se stesse, colpevoli di ricordarsi reciprocamente in ogni momento della giornata la propria miseria, il proprio squallido aspetto, la propria incapacità a compiere il delitto.
Nella messinscena di Giuseppe Marini, il regista ha scelto di affidare il ruolo delle due serve a due attrici straordinarie come Franca Valeri e Annamaria Guarnieri, che hanno dato vita a una Solange e una Claire ormai anziane, sfatte, infagottate nei loro abiti neri, impallidite e canute per la vecchiaia, arrancanti nel salire e scendere le scale del palazzo di Madame. Ancora più forte il contrasto con l’elegante e sensuale Madame di Patrizia Zappa Mulas, giovane, snella, provocante, dalla voce leggera e fatua: una madonna aureolata di luce che illumina con il suo incedere il lugubre palcoscenico, teatro della vita delle due serve.
Eppure quanto più affascinanti ed orribilmente seducenti sono Solange e Claire quando interpretano il loro macabro rituale. Sullo sfondo di una scenografia claustrofobica e onirica, composta da un letto nero sovrastato da uno specchio deformante dalla barocca cornice dorata, un sipario scuro ricamato d’oro, oggetti giganteschi che pendono dal soffitto – una sveglia, una chiave, una cornetta telefonica, mazzi di fiori funerei - per ricordare alle due sorelle il loro delitto mai realizzato, le due vestali del tempio di Madame tengono accesa la fiamma dell’odio, alimentandola notte dopo notte con la loro cerimonia.
La bravura delle due attrici “anziane” – la Valeri regge due ore di spettacolo sempre in scena senza sbagliare una battuta, una pausa, un gesto, uno sguardo – riesce a ipnotizzare il pubblico, a catturarlo, a trascinarlo nella spirale di odio assoluto del testo genettiano, fino a farlo sussultare e tremare come davanti al più perfetto film dell’orrore. La tensione diventa palpabile ogni minuto di più e, pur conoscendo il testo, non si può fare a meno di chiedersi come andrà a finire.
Anche chi non apprezza Genet e “Le serve” non può mancare all’appuntamento con questo spettacolo, anche solo per assistere alla prova di due grandissime attrici che hanno ancora da insegnare qualcosa a tutti.
Bergamo, Teatro Donizetti
21 aprile 2007
Visto il
al
Dei Differenti
di Barga
(LU)