Prosa
LE STORIE DEL SIGNOR KEUNER

A cinquant’anni dalla scompar…

A cinquant’anni dalla scompar…
A cinquant’anni dalla scomparsa di una delle menti più taglienti del nostro secolo, il grande Brecht, i teatri e le compagnie più "colte" ed impegnate sul fonte della cultura si mobilitano, a Milano, nel rendere omaggio a questa particolare figura di drammaturgo. Sicuramente all’appello non poteva mancare uno dei teatri più importanti, il Piccolo teatro, faro della cittadinanza ambrosiana ed in un senso più ampio, anche italiana. Tuttavia Keuner potrebbe più propriamente essere definito un omaggio esteso, oltre a Brecht, a Kafka, Benjamin, il cui riferimento letterario diretto a Brecht costituisce solo il primo passo in un lungo viaggio che porta sino ai nostri giorni. Andò e Ovadia hanno raccolto, fra applausi scroscianti di un pubblico in delirio, i frutti di un complesso e corale lavoro di ricerca e studio, attraverso cento anni di pensiero ammalato d’ideologie, affollato d’icone immaginarie, mescolate a documenti e personaggi storici, destinati ormai a diventare materiale da citare e ripetere in un meccanismo autistico, costantemente infranto e interrotto da amare parabole e altri stralci di canzonette. La commedia del ‘900: Ogni secolo ed età meriterebbe una propria commedia; una summa di miti, personaggi vissuti realmente quanto leggendari, aneddoti ,forse inventati ed insieme parte integrante del corpus letterario di pensatori. Le storie di Keuner costituiscono secondo le intenzioni dell’autore una sorta di “catalogo di descrizioni e comportamenti”, tutti raccolti maniacalmente, da un Brecht esule politico, ma anche logico e ossessionato testimone di una realtà illeggibile, anche per i propri contemporanei. La messa in scena creata è filologicamente aderente allo spirito del testo: una stanza all’interno della quale si muovono una serie di figure, reperti costantemente impegnati in movimenti, gesti e automatismi autocitati. I personaggi, ben identificati, sono parte dell’immaginario del secolo: "il custode con la radio-portavoce e custode delle anime dei personaggi; la cantante brechtiana, l’orchestra Rrose Sélavy (brillante interpretazione corale della Ovadia Stage Orchestra); il mercante d’arte della mafia russa, l’attore kantoriano celibe; l’anima ebraica di K, il curatore" (impersonata dal brillante e versatile Moni Ovadia). Infine, affiancati ad essi, entrano a far parte del cast, ponte temporale e portavoce in video dell’anima di Keuner: Alessandro Bergonzoni; Massimo Cacciari, Gherardo Colmbo, Philipe Daverio, Arnoldo Foa, Eva Robins, Dario Fo… ed altri personaggi del panorama culturale italiano. Elementi meccanici, arredi ed attori si muovono in un ritmo incessante eppure allo stesso tempo ordinato e scandito, quanto il meccanismo di un orologio; unico neo è costituito dall’incapacità di coglierne e costantemente, nell’insieme, il fascino e la complessità coreografica. Autentica sfida teatrale: sommo rischio sarebbe in linea generale costruire uno spettacolo così ricco e corposo, basato su frammenti letterari e completamente privo di traccia narrativa; tuttavia si può parlare di un progetto teatrale riuscito sia sotto l’aspetto testuale, sia per quanto attiene le scelte compiute sul piano della messa in scena. "Keuner" proietta lo spettatore, per un’ora e quaranta in un immaginario, dando molto; ma imponendo, al contempo, attenzione ed un elevato grado conoscitivo, da parte dei fruitori.
Visto il
al Piccinni di Bari (BA)