Opera destinata ai bambini? Oppure opera per adulti che si sentono ancora un po' bambini? Un po' l'una, un po' l'altra. Difficile in fin dei conti inquadrare con esattezza "Le streghe di Venezia", l'opera-balletto di Beni Montresor e Philip Glass presentata a Ravenna in chiusura della Stagione d'opera 2010-2011. Montresor, scomparso nel 2001 a 75 anni d'età dopo aver dedicato una vita intera come regista e scenografo al teatro - la prima metà in America, la seconda in Italia - era molto amato per la profonda poesia che pervadeva le sue creazioni sceniche. Ma era pure un disegnatore/illustratore pieno di talento, assai apprezzato per le molte pubblicazioni destinate all'infanzia che gli sono valse numerosi riconoscimenti. Due titoli su tutti: le illustrazioni per "May I Bring a Friend?" di Beatrice Schenk de Regniers (vincitore della «Caldecott Medal», prestigioso premio americano rivolto proprio all'editoria per i piccoli) e "The Witches of Venice", volume scritto e disegnato tutto da lui e pubblicato nel 1989. La trama di "The Witches of Venice"è semplice, ma stimolante per la fantasia dei ragazzi: si parla di un Re di Venezia senza figli che cerca disperatamente un erede al trono. Una fata un po' matta crea per lui un bambino-pianta, che però lui rifiuta sdegnato; allora il bambino-pianta parte alla lunga ricerca della bambina-fiore che dicono abiti nel curioso palazzo delle Streghe di Venezia, per liberarla e vivere insieme. La trova infine, ed il Re comprende dalla loro ingenua felicità che il trono di Venezia è salvo, se lo destina proprio a loro; mentre il Narratore, che ha tenuto le fila della vicenda, conclude che «tutti viviamo la nostra vita ma ne sogniamo un'altra…non c'è differenza tra un essere umano ed una pianta, tra un Re e un fiore. Siamo tutti figli della Bellezza!». Cioè, viene lanciato ai piccoli lettori un chiaro messaggio di parità ed eguaglianza universale. Scoprendo questo fantasioso libretto, pieno di personaggi e fatti curiosi, trovò estro di dispiegarsi l'ispirazione di Philip Glass che nel 1995 compose sulla sua base una partitura di un'ora e mezza, registrata ma mai pubblicata in disco. Quelle tracce registrate in studio servirono però di supporto alla prima mondiale di "Le streghe di Venezia" presentata con testo italiano alla Scala di Milano il 12 dicembre 1995, in una versione corredata delle fantasiose scene e dei coloratissimi costumi dello stesso Montresor.
Evento purtroppo mai più ripetutosi, almeno sino a quando il Parco della Musica di Roma e la Fondazione Ravenna Festival non hanno pensato di riproporre al pubblico questa graziosa fantasia teatrale in una veste rinnovata: dapprima nella Capitale, a metà dicembre 2009, ed ora a sigla della stagione d'opera 2010-2011 del Teatro Alighieri. Non che il suo recupero sia stata facile impresa, in realtà: mancato nel frattempo l'artista veronese, la Orange Mountain Music (l'etichetta discografica di Glass) nel duplice intento di far rivivere l'operina e fissarla su CD a futura memoria, è riuscita ad ottenere i diritti di utilizzo dal fratello Ferdinando Montresor, mentre la drammaturgia originale è stata ricostruita da Don Christensen e Richard Guérin. Il resto del lavoro l'ha svolto Giorgio Barberio Corsetti, che per questa messinscena ha affidato allo scrittore Vincenzo Cerami l'invenzione di qualche nuovo spunto e qualche aggiunta testuale, elaborando da parte sua una regia assai movimentata e di gradevole effetto. Una regia che fa largo impiego - come sua abitudine - dei mezzi video usati con giusta originalità, senza diminuire l'atmosfera magica e fiabesca dell'intreccio; soprattutto, senza strafare in vacuo tecnicismo, tanto che i 'trucchi' usati in scena - come ad esempio le sovrapposizioni di personaggi reali e fondali virtuali- si svelano da soli allo spettatore, con un effetto molto divertente soprattutto per i più piccoli. Anche la poesia del racconto originale di Montresor viene trasmessa intatta, anche se mi pare venga privilegiato più il versante umoristico che quello puramente fantastico della storia. Dimenticavo : giusta parte del positivo bilancio della nuova produzione va ovviamente attribuita anche ai bravi collaboratori di Barberio Corsetti. Vale a dire lo scenografo Mariano Lucci e la costumista Marina Schindler, che ha disegnato bellissimi travestimenti; oltre naturalmente a Gianluca Cappelletti (luci), Julien Lamberto (coreografie) e Angelo Longo (creazioni video).
Ma un motivo d'interesse preminente stava anche nella revisione musicale operata da Philip Glass sulle sue musiche originali, abbandonando la primitiva stesura facente ampio uso di sintetizzatori ed effetti elettronici, per virare verso una esecuzione decisamente più acustica della sua incantevole partitura. Prevedendo cioè l'impiego di una 'normale' formazione strumentale, pensata proprio per un gruppo formato da sei eccezionali membri del PCME - Parco della Musica Contemporanea Ensamble, coordinati e diretti con molta bravura da Tonino Battista. Il resto lo facevano interpreti/attori tutti adeguati quali Gianluca Bocchino (il Re), Carmen Romeu (la fata, la strega madre), Anna Goryacheva (la domestica, la strega), Simone Alberti (l'orco). Il bambino-pianta e la Narratrice uscivano dalle fila del Coro Arcobaleno dell'Accademia di Santa Cecilia: ed erano Matteo Graziani e Daniela Sbrigoli. Bravissimi i ragazzi e le ragazze del Coro Voci Bianche dell'Alighieri - appositamente messo in piedi per l'operazione e diretto da Elisabetta Agostini - chiamati dar voce a fate, streghe e cortigiani. Un bel tocco di colore l'hanno dato anche le acrobazie dei mimi Julien Lambert, Erika Bettin, Monica Milanese, Daniele Sorrisi.
Resta da sperare che queste riprese non rimangano lettera morta, e che "Le Streghe di Venezia" sia ripresentata ancora altrove, per la gioia dei piccini ed il divertimento dei grandi. Ma temo che - visti i tempi - la mia sarà vana speranza. Eppure vorrei ricordare a tale proposito che il precedente, prezioso lavoro di coinvolgimento di alcune scuole ravennati a cura della Agostini e dell'aiuto regista Fabio Cherstich, portato avanti con impiego di opportuni ausili, pare abbia fruttato splendidi risultati: e ciò grazie ad un lungo itinerario didattico di approfondimento, svolto con la collaborazione del corpo insegnante, che prevedeva alla fine anche la partecipazione diretta degli alunni sulla scena in recite mattutine loro dedicate. Insomma, che non ci dicano che la cultura è affare per pochi (magari privilegiati): quando viene proposta sin da giovani, quando si trova la sinergia con le forze e le idee giuste, la cultura musicale - ed artistica in genere - è basilare per l'allargamento della formazione di base e per un'intelligente crescita dei nostri ragazzi. Sembra banale ed ovvio; ma qualcuno al Governo pare non la pensi così.
Lirica
LE STREGHE DI VENEZIA
Le streghe di Venezia a Ravenna
Visto il
al
Alighieri
di Ravenna
(RA)