Genova, teatro Carlo Felice, “Sinfonia n. 1 in re minore op. 75” di Giuseppe Martucci e “Le Villi” di Giacomo Puccini
“DELL'AMOR MIO NON DUBITAR”
Figura centrale del rinnovamento musicale italiano del secondo Ottocento, Giuseppe Martucci ha svolto l'attività di solista, compositore e direttore d'orchestra. Come direttore ha avuto il merito di introdurre per primo in Italia alcune delle opere liriche e sinfoniche dei grandi maestri del secondo romanticismo tedesco, su tutti Brahms e Wagner, di cui diresse a Bologna nel 1888 la prima italiana di Tristan und Isolde. Come compositore Martucci ebbe un sostenitore in Arturo Toscanini, che inserì frequentemente le sue due Sinfonie e il Concerto per pianoforte e orchestra nei programmi dei suoi concerti. Lo stile si rifà al romanticismo tedesco ma ripensato in un'ottica tipicamente italiana, in cui è centrale l'elemento melodico.
La Sinfonia n. 1 in re minore op. 75, eseguita per la prima volta a Milano nel 1895 sotto la direzione dell'autore, presenta il desiderio del compositore di sviluppare un discorso musicale unitario a partire da un'idea unificante di base, pur con qualche prolissità e diseguaglianza di stile. Si articola nei quattro tempi tradizionali: un potente Allegro che ricorda i fiati risorgimentali, un elegiaco e riflessivo Andante (il movimento più riuscito, con il rilievo melodico dato al violoncello), un divertente Allegretto dominato da oboe e archi pizzicati e un esuberante e trionfalistico Mosso/Allegro risoluto.
Nel 1884 Puccini partecipa a un concorso di Sonzogno con la sua prima opera, Le Villi. Undici anni prima della Sinfonia di Martucci. Ma, seppure siamo davanti al primo Puccini, a metà tra romanticismo e verismo, vicinissimo alla Scapigliatura, la partitura presenta molte pagine non trascurabili e dà una zampata a Martucci, rendendolo nel confronto antiquato e polveroso, annientandolo. La storia narrata nel libretto di Ferdinando Fontana è simile a quella del balletto Giselle: una giovane si strugge per un amore infelice fino a morirne, poi il suo amato viene braccato dalle Villi, bramose di punirlo per quel “dell'amor mio non dubitar”, così fallace e menzognero.
Il ruolo principale è affidato al tenore, in seguito Puccini metterà sempre il soprano al centro. Il Roberto di Josè Cura ha una voce dallo stupendo colore e dal timbro luminoso, venato di scuro; con voce d'acciaio l'argentino affronta senza affanni la tessitura acuta, regalando splendidi pianissimi. Fiorenza Cedolins conferma di essere eccellente interprete pucciniana, una cantante di riferimento: è in formissima, la voce splendida come sempre e la sua interpretazione, seppure vincolata dai microfoni per la registrazione, intensa e trascinante. Nell'aria detta “Nontiscordardime” il fagotto accompagna la sua vocalità dolce, espressiva e levigata. Anna è un personaggio di scarso spessore drammaturgico, ma la Cedolins riesce a tratteggiarne l'animo in modo convincente, seppure non c'è la sofferenza e lo scavo psicologico di Mimì o Cio-Cio-San, rendendo Anna un esempio di vocalità tra Lauretta e Mimì. Bravo Gabriele Viviani nel ruolo non marginale di Guglielmo Wulf: la sua aria del secondo atto, di ampio respiro, rivela una voce matura.
Orchestra diretta in modo impetuoso e con volume importante da Riccardo Frizza, che si concentra nella sinfonia iniziale delle Villi, esaltandone la leggerezza, con l'oboe sinuoso seguito dagli flauti e dagli archi saettanti. Coro ben preparato da Ciro Visco, soprattutto nella “Tregenda”, un canto drammatico, ultraterreno; palpabile la sensazione che le Villi si aggirino nell'aria, crudeli e vendicative, sugli archi veloci e tenebrosi.
Inutili le proiezioni a fondo scena, immagini ectoplasmatiche, nebulose, alla fine banali, senza essere affatto evocative.
Il Carlo Felice ha una programmazione originale ed interessante: le tre recite di Le Villi si sono intrecciate a sere alterne con le ultime recite di Pagliacci e Cavalleria rusticana, un imperdibile scenario della musica di fine Ottocento.
Visto a Genova, teatro Carlo Felice, il 9 marzo 2007
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
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Sociale
di Rovigo
(RO)