L'EDUCAZIONE PARLAMENTARE
gran farsa di Roberto Lerici
Il Teatro Belli, nella settimana dedicata a Roberto Lerici, sceglie di dare spazio ad una sua opera scritta nel 1972.
L'educazione Parlamentare, gran farsa di Robero Lerici, risulta al pubblico in sala, di un'attualità spiazzante quasi si stenta a credere che la sua stesura risalga a ormai quasi 35 anni fa.
“La decadenza del sistema parlamentare in Italia, in special modo dal 1876 in poi, non è consistita in altro che nel sacrificare costantemente la grande massa del popolo agli interessi di una ristretta classe di governanti la quale, assorbendo nel suo proprio sistema ogni potenziale dirigente che apparisse sulla scena, è riuscita a conservare il monopolio politico. [...] E' così che i giovani rivoluzionari come Carducci, Nicotera, Crispi e Mussolini finirono con l'esserne assorbiti e trasformati in monarchici e conservatori.”
Queste osservazioni di Vilfredo Pareto, considerato il padre della sociologia moderna, sono in realtà la spiegazione storica della nostra attuale crisi di governo.
Sulla scena si avvicendano le classi dirigenti italiane fotografate in un flusso continuo che ripercorre la storia d'Italia dal 1867 fino a giungere al 1915 e alla dichiarazione di entrata in guerra da parte del governo italiano.
Il testo è basato su reali frammenti di discussioni parlamentari, veri problemi affrontati all'indomani dell'unità, schiamazzi e liti fra le opposte fazioni politiche presenti in parlamento e pare assurdo come si riconosca quello che ancora oggi viviamo nelle nostre attuali sedute di governo. Insulti, risse, rovesciamenti di politiche, allarmi, trasformismi, guerre, disastri, celebrazioni, il tutto condito da tumulti e aspre lotte di classe condotte dall'invisibile popolo e rese note ai politici dai resoconti delle forze dell'ordine.
La struttura dell'opera evidenzia in modo a volte grottesco i reali fondamenti su cui è nato e si è sviluppato lo stato democratico italiano: “è interessante invece vedere la quantità di retorica, di autoritarismo, di violenza , di corruzione provata e mai punita, di provincialismo deteriore, che la classe dirigente liberale ha saputo esprimere nel periodo 1876-1915, che è appunto il periodo rappresentato in questa farsa. Questo consiglio di amministrazione di società privata, come fu definito, non solo non ha mai rappresentato il popolo, ma ha fatto si che la sua storia non fosse altro che la storia della repressione dei movimenti operai, delle organizzazioni contadine, in una parola di qualsiasi tentativo di riscatto popolare. E questo è un altro punto su cui è basato il testo.”
In scena ci accompagnano in questo lungo viaggio eventi importanti della storia d'Italia; dalla scelta di Roma capitale all'alluvione del Tevere, dalle sommosse popolari agli scontri con le forze dell'ordine, dall'inserimento di nuove tasse per i poveri all'eccidio dell'amato re Umberto I, e ancora le discussione su di un'ipotetica legge sul divorzio e l'intervento dello Stato Vaticano sulla scelta di politica liberalista del governo italiano. In questa rassegna storica non si tralascierà la nascita della FIAT e il fenomeno dell'emigrazione verso il tanto sospirato sogno americano.
A questo fa da cornice la storia privata di un'Onorevole, tale Otto interpretato da un valente Fabrizio Barbone, il quale vive in casa una situazione di instabilità sentimentale. L'uomo è convinto che la moglie, interpretata dall'attrice Danila Stalteri, lo tradisca. Il tarlo del dubbio rode il suo cervello fino a fargli perdere il senno, e rendere pubbliche le sue parole in seduta parlamentare.
Il parallelismo tra la vita privata dell'Onorevole e la vita pubblica decisa dai politici italiani appare agli occhi degli spettatori esemplare. Il personaggio di Otto vivrà in un crescendo di gelosia e incertezza che lo porterà ad una crisi di coscienza. La paura di un fantomatico amante della moglie farà crescere e maturare in lui la consapevolezza delle sue insicurezze. Creerà alla fine nella sua mente un immaginario antagonista contro cui combattere e grazie al quale mettere in dubbio le sue scelte e i suoi pensieri.
Il suo viaggio esplorativo nella coscienza lo porterà a vedere con occhi nuovi il suo ruolo di uomo privato e parlamentare, invitando i suoi colleghi ad abbandonare le loro certezze per aprire nuovi orizzonti.
Questo popolo tanto temuto e mai ascoltato forse non dovrebbe essere considerato l'antagonista contro cui lottare ma al contrario una realtà italiana con cui fare i conti. Forse un ascolto e una collaborazione, in senso innovativo e progressista, dettata dalla comprensione delle esigenze della massa, avrebbe reso la storia della politica italiana meno simile alla storia dell'amministrazione di una società privata.
Ormai a trentacinque anni di distanza tiriamo le nostre somme e ci stupiamo nel ritrovare nei nostri antenati gli stessi ideali e principi che governano oggi l'Italia.
L'Onorevole Otto ormai sconfitto e impotente volterà le spalle alla moglie, mai ascoltata e con la quale porterà avanti un rapporto familiare fatto di dubbi e sospetti.
Il governo, saldo sulle sue decisioni, convinto che il popolo sia solo carne da macello, porterà l'Italia al fronte arruolando poveri, socialisti e anarchici...sfoltendo così la schiera dei contestatori e rinnovando ancora una volta l'oligarchia al potere.
Ammirevole il coraggio dei giovani sul palco, la grinta e il ritmo ben scandito grazie al quale riusciamo con allegria e grande paetecipazione a seguire la pièce. Il piano registico ben studiato e attento ci rende una verità che molti hanno voluto nascondere al fine di confondere le idee e continuare a tenere saldo il potere.
Un teatro come questo è quello che ci serve per risvegliare gli animi ormai assopiti di noi italiani abituati ai vezzi e ai difetti dei nostri politici ormai in carica dall'Unità d'Italia.
Lo spettacolo è in scena fino al 3 Marzo se ne consiglia vivamente la visione.
Visto il
al
Belli
di Roma
(RM)