L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti è il secondo titolo che il teatro Sociale di Rovigo ha presentato al pubblico. L’allestimento è in coproduzione con i teatri di Treviso, Jesi, Fermo e in collaborazione con La Fenice di Venezia; rientra nel quarantesimo concorso internazionale per cantanti lirici Toti Dal Monte, dove ai vincitori viene assegnato un ruolo in questa produzione.
Un allestimento all’insegna della sobrietà, ma particolarmente raffinato. La regia è stata curata da Italo Nunziata che, seppur ricalcando in gran parte i cliché di una tradizione antica, ne rielabora il linguaggio attraverso una dimensione nuova nel trattamento dello stile comico. Per mettere maggiormente in risalto i rapporti tra i protagonisti, i lori caratteri e le loro vicende sentimentali, con lo scenografo e costumista Pasquale Grossi, Nunziata ha scelto di far vivere i personaggi dell’opera all’interno di un impianto scenografico lontano dalla descrizione puramente oleografica che la trama potrebbe suggerire. Li vede inseriti in una sorta di contenitore/scatola magica dove le azioni dei protagonisti possono essere esaltate dalla sobrietà “zen” dello spazio scenico e dal gioco divertente e divertito di tutta una serie di elementi di attrezzeria, mossi dal coro stesso e dai figuranti, per rilevare la loro presenza attiva all’interno dello svolgimento della vicenda. Una scena che appare all’inizio quasi “bidimensionale” agli occhi dello spettatore, proprio come una scatola magica diventa poi quasi “tridimensionale”, mettendo maggiormente in risalto il gioco dei sentimenti in spazi solo allusivi alle diverse situazioni del momento e lascia lo spettatore libero di costruire e ampliare con l’immaginario che la musica gli suggerisce. Secondo Nunziata ne L’Elisir d’amore si può facilmente prescindere dal luogo, dal tempo e dall’ambientazione originaria, non possedendo la trama un colore locale preciso. Per rendere più fluida l’azione dei movimenti e mantenere un richiamo a un passato un po’ più favolistico, i costumi sono ispirati ai primi decenni del secolo scorso, anche se fuori da ogni particolarità e non di grande impatto visivo.
All’interno di un impianto scenografico essenziale, il punto di riferimento figurativo e allusivo delle situazioni è stato invece affidato alla riproduzione di alcune grandi tele dell’artista Hannu Palosuo, pittore finlandese che si è formato e lavora da anni in Italia. Non l’opera di un artista creata appositamente per la messa in scena, ma al contrario l’emozione dell’opera d’artista trasportata dal mondo reale a quello più immaginifico del mondo teatrale, quasi che la realtà possa diventare stimolo e chiave di lettura alla riproposizione scenica di opere liriche: un comune linguaggio di comunicazione e suggestione visiva per il pubblico. In questo quadro molto rilassante, la regia di Nunziata a volte scivola in ingenuità, soprattutto nell’uso e nelle movenze del coro.
Il cast, ad eccezione dell’Adina del soprano Roberta Canzian, era composto dai vincitori del Concorso Toti Dal Monte. La Canzian ha dimostrato di essere una cantante sicura e convincente, con una bella voce morbida e suadente e grande potenzialità, emergendo, anche per esperienza, sugli altri cantanti. Il Nemorino di Javier Tomè Fenàndez è stato molto convincente; il tenore spagnolo ha una bella voce, acuti puliti e morbidi bassi; una maggiore esperienza gli porterà certamente una presenza scenica migliore e un equilibrio vocale eccellente. É piaciuto molto al pubblico rodigino, soprattutto nella Furtiva lacrima che ha bissato con grande passione.
Alessio Potestio ha ricoperto il ruolo del Dottor Dulcamara; benché al primo atto la voce fosse un po’ chiusa e facesse temere per l’esito, tuttavia il secondo atto ha rivelato una voce calda, potente e più sicura; elegante e spiritoso, ha reso molto bene l’umorismo e l’ironia del personaggio. Non riuscita la prova di Alessandro Sessolo in Belcore, ruolo che non gli calza; brava la Giannetta di Arianna Donadelli.
Alla guida dell’orchestra regionale Filarmonia Veneta il maestro Matteo Beltrami ha dimostrato una buona direzione, anche nel rallentare certi passaggi per seguire qualche cantante in difficoltà e il coro Lirico Veneto (che avrebbe potuto dare molto di più).
Teatro gremito e pubblico plaudente ed entusiasta che ha gradito in complesso l’allestimento e che non solo ha incoraggiato ma alla fine ha anche votato il migliore dei quattro esordienti, che verrà premiato con una borsa di studio in denaro offerta dalla Bellusso Spumanti.