Lirica
L'ENFANT PRODIGUE - CAVALLERIA RUSTICANA

DAVANTI AL CROCIFISSO

DAVANTI AL CROCIFISSO

La Fondazione teatro delle Muse di Ancora coraggiosamente e caparbiamente mette in scena due titoli per la stagione 2013, il primo dei quali costituito da un dittico inedito: “L'enfant prodigue” di Claude Debussy e “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni. Due opere quasi contemporanee (separate da soli sei anni, 1884 e 1890) ma assai diverse (composte da due autori entrambi giovanissimi) e vincitrici di concorsi, il Grand Prix de Rome per Debussy e quello di Casa Sonzogno per Mascagni. Il  teatro dorico non si accoda alle celebrazioni Verdi-Wagner e in modo anche qui originale ricorda i centocinquant'anni dalla nascita di Debussy e Mascagni (rispettivamente nel 2012 e 2013).

A livello scenotecnico si insiste nel legame tra i due atti unici, la religione. Il regista Arnaud Bernard (anche scenografo e ideatore delle luci) ambienta la prima nella camera da letto cupa e borghese di una coppia che ha perso il figlio. Se il padre pare aver accettato il fatto, la madre non riesce a farsene una ragione e si affida a preghiere, crocifissi, mani giunte e rosari per evocare la presenza del figlio. Riuscendoci nella sua mente che si dilata pervasa dall'incubo. Tutto appare ammantato di un onirismo che scivola nel surreale, soprattutto per la presenza delle parole in libertà del libretto nella traduzione italiana che, come una fontana, spumeggiano nel fondale (disturbando un poco la concentrazione).
Per la seconda si sceglie un'epoca poco determinata ma i riflessi religiosi sono calcati con proiezioni sul fondo: anche qui crocifissi, mani giunte, virate al sensuale e al corporale. Il regista sa muovere protagonisti e coristi ma l'eccessivo uso dei sipari rende frammentaria l'azione che invece gode dell'unità di tempo e di luogo, al punto che quasi si fatica a seguirla.

Per Debussy Elisabetta Martorana è Lia, madre carismatica e drammatica, Gianfranco Montresor un efficace Siméon, padre labile e sfuggente, mentre Davide Giusti risulta un Azaël dalla notevole presenza scenica sia quando è personalmente sul palco che quando la sua immagine ingigantita viene proiettata.
Per Mascagni Anna Malavasi è una Santuzza dalla voce importante, Kamen Chanev un Turiddu capace di sfumare e percorrere le pieghe della partitura, Gianfranco Montresor un convincente e solare Alfio (nonostante un'annunciata indisposizione), Giovanna Donadini una Lucia poco drammatica e Aliona Staricova una sensuale Lola. Con loro anche il coro lirico marchigiano preparato da Pasquale Veleno, particolarmente apprezzato nell'inizio con gli uomini vestiti da preti.
Parte del cast sarà ancora ad Ancona a breve per le due recite di Madama Butterfly l'8 e il 10 febbraio, regista ancora Bernard.

Carla Delfrate ha diretto l'orchestra filarmonica marchigiana in modo convincente, allargando un poco i tempi ma riuscendo a cogliere le notevoli differenze tra le due partiture.

Pubblico numeroso, successo pieno con molti applausi.

Visto il
al Delle Muse di Ancona (AN)