Danza
LES FLEURS INTERDITES

Giunto ala sua forma compiuta…

Giunto ala sua forma compiuta…
Giunto ala sua forma compiuta dopo due studi preliminari, Non calpestare i fiori brevissima performance con Alessandra Luberti e Simona Malato con musica dal vivo di Giacco Pojero e Nino Vetri, andata in scena a Palermo nel Maggio 2006 e Fino alla fine degli occhi studio con Daniela Donato, Ilaria Palermo e Alessandra Luberti, andato in scena al Nuovo Teatro Montevergini nel Maggio 2008, “Les fleurs interdites” dopo aver debuttato al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta lo scorso febbraio, approda finalmente a Roma, al teatro Furio Camillo, nell'ambito della rassegna di Danza D10, giunta ormai a metà percorso. Lo spettacolo nasce da una riflessione su come la percezione prende forma dalle esperienze corporee. In scena Daniela Donato, Ilaria Palermo, Davide De Lillis, Simona Malato, Carlomauro Maggiore, accolgono lo spettatore a coreografia già avviata, un groviglio di corpi su palco, una natura naturans, vera escrescenza organica, priva di anima o di caratterizzazioni umane. Lo spettacolo ci porta attraverso un percorso fatto di momenti oppositori di rallentamento ed accelerazione, una crescita percettiva, in uno spazio sospeso tra una dimensione umana (terrestre) fatta di storie e di singole individualità (raccontate dai cinque performer, che raccontano delle esistenze con poche parole) e di una sorta di iperuraneo mondo delle sensazioni, dove ogni corpo, monade vagante, è la rappresentazione visiva di un percepito che, soggettivamente, viene evocato in ogni spettatore: Questi Fiori vietati sono accessibili solo alla solitudine, che permette di attivare questi spazi percettivi, e quest’area d’indagine presuppone un continuo rapporto con la morte, il passaggio per eccellenza come ricorda Alessandra Luberti, che firma la coreografia, nelle note di regia. Stati fisici cui corrispondono stati emotivi e viceversa tra sospensione, fluttuazione e, al contrario, parossismi e slanci vitali, in un continuo confrontarsi con la morte nella sua dimensione di assenza, mancanza, privazione. I corpi seminudi e poi vestiti dei cinque interpreti danzano e fluttuano sospesi, illuminati da una serie di proiezioni di immagini che danno spessore ai loro corpi (alcune parole di un testo, graficamente arrangiate per sembrare il profilo di un teschio), o, viceversa, li appiattiscono (le immagini di una natura fiorita) facendoli quasi scomparire. Una scena luminosa elegante e semplice mlto efficace. Alla sospensione e al parossismo contribuisce un uso sapiente e oculato delle musiche. Forse con qualche lungaggine nella parte in sospensione a discapito di quella dinamica più vitalistica (ma è solamente un'impressione soggettiva) Les fleurs interdites è uno spettacolo che si insinua nelle pieghe percettive dello spettatore e vi resta a lungo...
Roma, Teatro Furio Camillo, 4-5 aprile 2009
Visto il
al Furio Camillo di Roma (RM)