Macerata, cinema teatro Italia, “Lev” di Muta Imago
PERDERE LA MEMORIA
Lev era un soldato russo che durante la guerra perse la memoria in seguito a una grave lesione nel cranio causata da un proiettile. Paziente per anni di un famoso neuropsichiatra, Lev passò la vita cercando di far riemergere dal passato le ombre dei ricordi per ricostruire la propria identità. Da questo input il gruppo Muta Imago crea uno spettacolo visivamente potente: che cosa resta di un uomo privato della memoria e, in un certo senso, privato di se stesso, incapace persino di riconoscere il proprio volto e quello della propria madre?
La solitudine dell'uomo, evidentemente isolato in un ospedale, è fisica, mentale ed affettiva. Si traduce in immagini bellissime, che commuovono. Un accavallarsi di frammenti di passato e di presente, ricordi della conquista sovietica dello spazio, Laika e Yuri Gagarin. Eppoi suggestioni di infanzia, amori perduti, volti e tracce. Lev vive fra curve e linee, lettere e parole, ipotesi e ricordi, sospensioni e sorprese. Stupore e inconsapevolezza.
Le voci fuori scena sono quelle della radio e della televisione, oltre quella dello psichiatra-demiurgo che con domande sollecita Lev a scavare dentro di sé alla ricerca del passato, alla conquista del presente. Lev non parla, ma il suo sguardo dice molto, in un gioco visivo in costante accelerazione.
Si alternano momenti convulsi, quando rivive il trauma dei bombardamenti, e momenti intimi, quando scrive e, attraverso la scrittura, rievoca e fissa alcuni ricordi confusi, ricordi che affiorano apparentemente in modo casuale. Anzi, più che scrivere, graffia dalla superficie del plexiglas la farina, scrostando, togliendo materia, facendo sì che la luce attraversi la materia. Via la nebbia, ma non dal suo cervello in perenne stato di torpore (e infatti a momenti i suoni sono come sottacqua). La luce crea immagini che Lev non sa spiegare, immagini che Lev non sa capire.
Emozionante la vista dalla finestra della cameretta della sua casa di bambino. Commovente la scena della ballerina classica visibile in un fascio di luce: dalla polvere raccolta dal pavimento che Lev fa scivolare dalle mani appare per un attimo una figurina in tutù, forse un antico amore, forse un ricordo di bambino, momento bellissimo e struggente che esprime come il passato trasformi i ricordi in immagini evanescenti, sbiadite, inafferrabili. Come i sogni.
E nel finale Lev salta come in assenza di gravità, sfocato nella luce abbacinante prima arancio e poi bianca che costringe gli spettatori ad abbassare gli occhi.
L'invenzione dello spazio e le tecniche di riproduzione delle immagini rendono lo spettacolo quasi arte performativa con solo tre pannelli di plexiglas e tre lampade in uno spazio nudo quadrato pieno di farina. Muta Imago è uno dei gruppi di ricerca più interessanti, capace di raccontare storie esplorando nei linguaggi espressivi ed in grado di arrivare al pubblico immediatamente e con efficacia, indagando la condizione dell'uomo contemporaneo. L'ideazione di Lev è di Glen Blackhall (protagonista), Riccardo Fazi (drammaturgia e suono), Massimo Troncanetti (scenografo) e Claudia Storace (regista).
Lev è uno spettacolo magnifico: raffinato, teso, lucido, drammatico. Purtroppo poche presenze tra il pubblico.
Visto a Macerata, cinema teatro Italia, il 13 dicembre 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Aurora
di Mestre
(VE)