Giorgio Albertazzi è teatro. Lo ricorda con ogni singola cellula del suo corpo, con ogni muscolo del viso e ogni sillaba. È stato ogni ruolo che ha interpretato, dall’imperatore Adriano ad Amleto e negli ultimi anni ha scelto di essere anche Italo Calvino, a modo suo
Le «Lezioni americane» sono cinque conferenze scritte nel 1985 dallo scrittore italiano per le «Charles Eliot Norton Poetry Lectures » della Harvard University.
L’invito era un vero evento per Calvino, il primo italiano invitato a tenere quelle conferenze a cavallo del nuovo millennio dopo T.S.Eliot, Stravinsky, Borges, Northrop Frye, Octavio Paz.
Purtroppo lo scrittore morì qualche mese prima della partenza per l’America, e le Lezioni restarono un manoscritto inedito, fino a quando sua moglie Ester non le fece pubblicare.
A farle diventare delle conferenze teatrali ci ha pensato Albertazzi che insieme al regista Orlando Furioso hanno scelto di approfondire il tema della prima lezione di Calvino: la leggerezza.
Sul palcoscenico c’è l’essenziale: una scrivania ingombra di libri e un computer, dei quadri accatastati e lui, Albertazzi, nei panni di un professore che prepara il suo tema assistito da una giovane allieva.
Mentre la conferenza si trasforma in qualcos'altro, Albertazzi diventa insegnante pronto a trasmettere e rielaborare i valori della letteratura.
La bravura di Albertazzi sta nella sua capacità di trasformarsi senza perdere mai la sua essenza. Prima s’immedesima in Calvino poi torna a essere se stesso nel ruolo di Adriano, poi interpreta un’intensa Pioggia nel pineto di dannunziana memoria poi è il turno del Leopardi. Senza perdere l'unicità dell’interpretazione l'attore si fa uno e centomila al tempo stesso.
Il finale improvvisato, poi, è tanto garbato quanto inaspettato e cambia ogni sera per volontà del protagonista. Verrebbe voglia di rivederlo ancora e ancora, solo per capire quante possibilità esistano nel repertorio di un artista completo.
Albertazzi ha ancora tanto, tantissimo da dare al teatro italiano e parecchio dovrebbero imparare certi attori che si sentono arrivati. La sua fisicità un po' consumata dal tempo e l'arte nel muoversi sul palco sono i tratti di indiscutibili che lo hanno reso uno dei grandi del teatro italiano.
La sua indiscutibile bravura unita un testo che è stato tagliato a sua immagine e somiglianza rendono l’ora e mezza di spettacolo assolutamente godibile per un pubblico di tutte le età.