La collocazione, l'inaugurazione della Stagione lirica 2021 del Teatro Alighieri di Ravenna, per ora solo in streaming (a questo indirizzo). L'occasione, i cinquant'anni trascorsi dalla morte di Igor Stravinskij. Ed ecco dunque affidata alla talentuosa immaginazione di Luca Micheletti la riscrittura verbale e drammaturgica di quel piccolo, immenso capolavoro de L'histoire du soldat. Un'ora di spettacolo - qui, in realtà, qualcosa di più – e di fantasiosa mistura di musica, recitazione, danza, mimica.
Ristrettezze e necessità aguzzano l'ingegno. Rifugiato a Morges nella Svizzera Romanda, e trovandosi a corto di denaro, il compositore russo pensò ad uno spettacolino per pochissimi strumenti ed interpreti, sulla base di un frizzante libretto steso da Charles-Ferdinand Ramuz su sue indicazioni. L'intento era quello di girare con una piccola compagnia itinerante, per raggranellare qualche soldo; di fatto, L'histoire du soldat godé di un'unica rappresentazione, a Losanna, nel settembre 1918. E solo grazie alla munificenza del mercante filantropo Werner Reinhart. Per sdebitarsi, Stravinskij gli offrirà i Tre pezzi per clarinetto solo.
Un piccolo palcoscenico da girovaghi
Sul palco, un nudo tavolato da compagnia di girovaghi, che si arricchisce man mano di oggetti. Può trasformarsi in un grande camerino pieno di maschere e parrucche con le quali si camuffa il Diavolo. Dietro, a scandire visivamente le singole scene, un semplice velario bianco, oppure immagini di grandi farfalle o di violini. Tanti gli strumenti, tante le anime destinate all'Inferno: alla fine, verrà appeso anche quello del Soldato.
Il testo originario è stato rivisto ed ampliato da Giusi Checcaglini e dallo stesso Micheletti, con profusione di enfatiche rime baciate, dilatando con maestria l'intero impianto di una dozzina di minuti. Rimaneggiata in parte anche la distribuzione musicale - intervallando fra l'altro le due sezioni con l'esecuzione dei Tre pezzi - si crea di fatto una nuova drammaturgia, più ricca e variegata, con appropriate aggiunte testuali che rimpolpano la storia e ne infoltiscono i colori e l'intensità.
Il Diavolo, assoluto protagonista
E' così che la figura mefistofelica del Diavolo – oltre ad appropriarsi di alcuni momenti del Narratore - acquisisce preminente spessore, sino a divenire l'autentico protagonista della piéce. In questo cambiamento molto incide la circostanza che Luca Micheletti si palesi non solo sagace regista e scenografo/costumista, ma anche vigoroso attore, costruendosi su misura un personaggio a tutto tondo: beffardo, sardonico, ammiccante, maliziosamente affascinante.
Non meno solerte ed espressivo appare il Soldato di Massimo Scola, che anche fisicamente rende benissimo tutta la naïveté della popolaresca figura. Il Narratore è il bravo Valter Schiavone. Gli inserti danzati sono delegati ad Andrea Bou Othmane (il diavolo) e a Lidia Carew (la principessa).
Un efficiente ensemble cameristico
Nello spazio libero della platea del Teatro Alighieri si raduna un solerte e flessibile ensemble da camera, preparato e guidato da Angelo Bolciaghi in una esecuzione musicale smagliante: al violino Daniele Richiedei, al clarinetto Giuseppe Bonandrini, al fagotto Anna Maria Barbaglia, alla cornetta Marco Bellini, al trombone Devid Ceste, al contrabbasso Gianpiero Fanchini e alle percussioni Francesco Bodini.
Fabrizio Ballini ha curato il light design, le sculture in scena sono di Luigi Casermieri e Liliana Confortini. Lo spettacolo, che resterà visibile per qualche mese sul sito della Fondazione Ravenna Manifestazioni, è stato coprodotto con la Compagnia teatrale I Guitti e CamerOperEnsemble.