Torna in scena al Teatro alla Scala L’incoronazione di Poppea di Monteverdi con la regia di Robert Wilson, già inserita nel cartellone milanese dello scorso anno. Una riproposta più che valida vista la bellezza di uno spettacolo che, attraverso l’utilizzo di pochissimi elementi, riesce a essere di un fascino pressoché unico: l’atmosfera è rarefatta, a tratti quasi metafisica, la gestualità dei protagonisti vistosamente artificiosa e volutamente innaturale, la mimica facciale azzerata o deformante, a ricordare forse certe maschere teatrali della commedia antica. Su tutto domina un uso sapiente delle luci che sfoggiano una luminosità cangiante, dai colori pastello, la quale fa emergere prepotentemente le figure scultoree dei cantanti che quasi si stagliano sul fondale. Pochi gli elementi di corredo creati da pannelli e oggetti calati dall’alto: nella prima scena appare la casa di Poppea con un ampio atrium le cui colonne progressivamente vengono sostituite da alberi e il cui muro di fondo presenta tre aperture rettangolari; il palazzo di Nerone consiste, invece, in uno spazio aperto con a sinistra sei colonne stilizzate e a destra un enorme masso incrinato, come lo è la storia matrimoniale dei due coniugi che vi risiedono; la casa di Seneca presenta il solito muro di fondo con le tre aperture, all’interno di una delle quali compare però un albero sospeso, con le radici all’aria, a ricordare da vicino alcune immagini di pittori metafisici. Una raffinatezza straordinaria, unita alla cura precisa e costante di ogni dettaglio, fa da collante per una produzione che del minimalismo ha fatto la sua bandiera, di un minimalismo però che consente letture molteplici e su molteplici livelli. In tono con il resto della produzione anche gli splendidi, sfarzosi costumi storici di Jaques Reynaud.
Rinaldo Alessandrini mette abilmente a frutto la propria consuetudine con la filologia e la pratica musicale cercando di districarsi all’interno di un’opera ancor priva di una edizione critica che riassuma le versioni riportate dai due testimoni manoscritti, uno di Napoli e uno di Venezia, e, attraverso le proprie personali scelte musicali, ci ripropone un’orchestrazione ricca di colori e dinamiche pur nel rispetto assoluto di tempi e ritmi che lo contraddistingue. Correttamente ridotto, ma più che bastevole, l’organico dell’ensemble del Concerto Italiano che ha fatto uso di un eccellente basso continuo e ha dato davvero gran prova di sé.
Per la figura di Nerone Alessandrini si è avvalso di Leonardo Cortellazzi per un ruolo che quasi certamente era assegnato a un castrato e l’interpretazione scenica di Cortellazzi risulta impagabile: nel passo, nel gesto, nella fissità dello sguardo, a tratti quasi fiammeggiante, riesce a delineare una figura ambigua, sordida, intrigante, meschina; la voce è bella e squillante, l’emissione controllatissima. Nel ruolo di Poppea (e della Fortuna), una splendida Carmela Remigio con la sua vocalità cristallina, l’ineccepibile intonazione e l’acuto sicuro. Bravissima Sara Mingardo a vestire i panni di un Ottone ricco di pathos, di sfumature e chiaroscuri, espressivissimo nel declamato, una figura di amante tradito davvero indimenticabile. Un’Ottavia dal carattere forte e combattivo quella messa in scena da Monica Bacelli, impegnata anche nel ruolo della Virtù; superlative la capacità mimica e la resa scenica del personaggio che fa del gesto artificioso voluto dalla regia il proprio tratto distintivo e identificativo: bello il colore brunito della voce, pregevole il fraseggio. Andrea Concetti presenta un Seneca sì gravis come si addice a un filosofo, ma anche sorridente al pensiero della morte imminente, vista come completamento di una vita fatta di riflessione: la voce è giustamente profonda e vibrante nell’ottava inferiore, l’emissione curata nel dettaglio. Divertente nel gesto e nella mimica l’Arnalta di Adriana di Paola, vocalmente florida la Drusilla di Mária Celeng, pregevole la nutrice di Giuseppe De Vittorio che ha saputo tener lontano il proprio personaggio dall’idea della semplice macchietta, voce limpida e cristallina per l’Amore di Silvia Frigato. Con loro Luca Dordolo (Lucano, Primo Soldato, Secondo Famigliare, Secondo Console), Furio Zanasi (Secondo Soldato, Liberto, Primo Tribuno), Mirko Guadagnini (Valletto, Primo Console), Luigi Di Donato (Mercurio, Littore, Terzo Famigliare, Secondo Tribuno), Monica Piccinini (Damigella), Andrea Arrivabene (Primo Famigliare).