Una piacevole partita a tennis. I due personaggi-attori si sfidano all'ultima battuta per far cadere l'altro nell'inganno di un gioco teso a dimostrare la propria supremazia. Nessuno vince, il gioco prende il sopravvento ed entrambi vengono traditi dalle proprie macchinazioni.
In perfetto stile teatro borghese la scenografia lussuosa e imponente ricrea il ricco salotto in cui Mauri e Sturno si muovono in completa armonia come precisi ingranaggi di un orologio antico: bello ma passato di moda.
Il testo non offre molto, definito come “thriller psicologico per due attori” è in realtà un brillante commedia degl'inganni che non sorprende il pubblico il quale rimane spettatore consapevole delle messe in scena dei due protagonisti. Ci sono momenti ironici, e qualche riflessione sulla necessità del gioco (teatro?) per sopravvivere alla noia dell'esistenza, ma quello che fa lo spettacolo è la sintonia e la bravura dei due attori: complementari e perfetti nel sostenersi e nel tenere un ritmo serrato ed efficace. È un piacere guardarli duettare e muoversi nel palco con assoluta padronanza e confidenza.
Una consolidata collaborazione, quella di Mauri e Sturno, dove il confine tra spalla e attore principale è ormai labile anche se al più giovane, eterno secondo, spetta il ruolo più faticoso e Sturno lo assolve con competenza offrendoci una notevole energia nell'assumere i compiti che questo “Inganno” richiedono al suo personaggio.
Il risultato è un divertito e scorrevole spettacolo d'intrattenimento.