Nato da un' idea di Fabrizio Gifuni, L’ingegner Gadda va alla guerra lascia intuire dal sottotitolo il parallelo fondante: “Della tragica storia di Amleto Pirobutirro”. Fra Amleto e Carlo Emilio Gadda la vicinanza supera il fatto cronologico: l’inettitudine, l’incapacità di vivere il proprio tempo scaturisce dalla presa di coscienza derivante dall’impietosa analisi della società.
Il dubbio di fronte alla verità è ciò che avvicina Amleto a Gadda; di questo è consapevole Gifuni, attore e artista sempre fresco verrebbe da dire nonostante la maestria. Così, Amleto si fonde con Pirobutirro, protagonista della «Cognizione del dolore».
Nella prima parte, quella che restituisce i «Diari di guerra e di prigionia» - si assiste al monologo interiore di Gadda soldato; il taglio autobiografico consente verità e profondità, come da voce autoriale. Nella seconda parte, tratta da Eros e Priapo, analisi sul potere erotico del capo, del dittatore, di Mussolini, del potere in generale.
Franco Quadri parla, a proposito di questo spettacolo, di teatro necessario: come nella migliore condizione per il riverbero di un bravissimo attore, solo in scena con una sedia Fabrizio Gifuni restituisce appieno il tormento della scrittura di Gadda; ne valorizza e fa rivivere i dettagli in una curata e ben concepita prova d’artista.
Il sodalizio teatrale con Giuseppe Bertolucci risale ormai a quattro anni fa, con il debutto di Una specie di cadavere lunghissimo, basato sugli scritti di Pasolini e Giorgio Somalvico. In questo caso la linea dell’impegno e del gusto letterario è confermata, così come il successo della collaborazione fra autore-attore e regista.