Giulio Corso interpreta un dongiovanni privo di morale, ma con uno spiccato senso di giustizia, in una nuova edizione di Liolà, commedia di Luigi Pirandello che trae spunto da un capitolo de Il fu Mattia Pasca e dalla novella La mosca
Giulio Corso interpreta un dongiovanni privo di morale, ma con uno spiccato senso di giustizia, in una nuova edizione di Liolà, commedia di Luigi Pirandello che trae spunto da un capitolo de Il fu Mattia Pascal e dalla novella La mosca.
L'allestimento firmato da Francesco Bellomo colloca l’azione nei primi anni Quaranta (il testo originale Pirandello lo scrisse in dialetto siciliano nel 1916, durante il primo conflitto mondiale). Le scene e i costumi di Carlo De Marino immergono il pubblico nel borgo marinaro di Porto Empedocle, dove nelle costruzioni dominano il bianco e i colori della terra e il paesaggio appare luminoso e quieto, mentre le giornate trascorrono a raccogliere l’origano e a prepararsi per la vendemmia.
Un'amara commedia d'ambiente siciliano
L’atteggiamento trasgressivo di Liolà scombussola l’apparente morigeratezza della società in cui agisce: ne emerge uno spaccato sociale fatto di intrighi e vendette incrociate, che mirano esclusivamente al benessere materiale, nel quale il protagonista è l'unico personaggio positivo, pronto a infrangere le regole della comune moralità.
Tutti gli altri, invece, risultano personaggi gretti ed egoisti, che esprimono al massimo le loro potenzialità (positive o negative) grazie all'interpretazione di un cast coeso e preparato, nel quale spicca indubbiamente Enrico Guarneri, che sorprende per la naturalezza con cui tiene la scena nei panni di Zio Simone Palumbo, colui che governa le attività economiche del borgo, tentando di compensare con l’opulenza la sua impotenza. Vibrante e appassionata Anna Malvica nei panni di Zia Croce, per la dedizione che mostra nei confronti della figlia Tuzza e del suo futuro.
Roberta Giarrusso è una Tuzza esemplare e lo si nota per l’ostinato e fiero atteggiamento di sguardi e omertosi e silenzi per una buona metà del primo atto, che prepara l’impetuoso ma prevedibile coup-de-theatre finale.
Le precedenti esperienze di Giulio Corso nel teatro musicale (Rapunzel, Grease), assicurano la spensieratezza e la gioia di vivere espresse da un testo, comunque, agrodolce, ma che si sviluppa quasi in una commedia con musiche, con il protagonista che saltella con agile disinvoltura sul palcoscenico cantando a cappella canzoni tradizionali siciliane.