Godibile la commedia in tre atti più epilogo scritta dalla giovanissima Carlotta Corradi. Grazie ad un escamotage banale ma denso di significato, i tre strati del rossetto che rappresentano le tre parti del nostro essere: la prima come eri, la seconda come sei e la terza come ti vedono, una truccatrice e una futura sposa si trovano faccia a faccia con le loro vite. La sposa, Bianca, è sempre stata una ragazza calma che è cresciuta obbedendo a tutti i voleri e i piaceri di sua madre, donna dal carattere forte e deciso che ha fatto della vita della figlia la sua. Bianca ha una relazione con Michele, uomo scelto dalla madre per la sua agiata posizione sociale, da oltre dieci anni e oggi finalmente lo prenderà come sposo. Elena, amica di Bianca e sua truccatrice, vede oltre e si chiede se questo matrimonio è davvero stato scelto dalla coppia o se lei si è ritrovata lì quasi per caso. Tra le due inizia un dialogo profondo e intenso che fra giochi di parole e sottointensi porterà Bianca a pensare alla sua vita in un modo completamente diverso.
Lo spettacolo è curato in ogni suo particolare: divertente il balletto iniziale con cui le protagoniste cambiano la prima scena e si presentano al pubblico, indovinati i diversi balletti che aiuteranno i movimenti più frenetici e renderanno un pò più leggero lo spettacolo creando dei giochi di corpi che si muovono nello spazio creando diverse sincronie e posizioni di potere. Geniale la sovrapposizione di ruoli e personaggi che indica una confusione di identità e uno scambio di personalità fondamentale in questo spettacolo dove il punto cruciale è la capacità di essere se stessi e la presa di coscienza di non vivere la vita che volevamo per noi.
Uno spettacolo studiato anche nei costumi, nelle musiche e nelle scenografie: la scelta dei colori delle scene evidenzia la differenza tra la realtà e la fantasia. Il bianco, dominante nella parte onirica, viene usato come assenza di colore che indica anche il luogo dell'assenza del giudizio e della formulazione di un pensiero indipendente. E' proprio qui che si affaccia, nell'ideazione di Gaia Musso la scenografa, il rosa colore preferito da Bianca ma bandito dalla sua vita dalla madre perchè considerato volgare.
Le musiche sono composte da Radiosa Romani che rappresenta la protagonista attraverso le note di un carillon, un suono che evoca l'infanzia e che nella lettura della musicista ricrea il meccanismo in cui è rimasta incastrata Bianca per troppo tempo.I costumi realizzati da Silvia Nurzia evidenziano le tre peculiarità caratteriali: la madre ingombrante e borghese con abiti sempre appariscenti e voluminosi, Bianca pura e semplici in colori sempre chiari e modelli sempre sobri, Elena elegante e fiera nella sua anticonvenzionalità.
Si consiglia vivamente la visione della rassegna nella quale è inserito lo spettacolo per conoscere e svelare alcuni punti di vista al femminile.