Danza
LISBETH GRUWEZ DANCES BOB DYLAN

Il grande protagonista è Bob Dylan, ma la Gruwez non è affatto una comprimaria

Lisbeth Gruwez
Lisbeth Gruwez

Il fruscio del vinile, la voce roca e straniante del menestrello Dylan, l’eleganza e la forza di una delle maggiori interpreti della danza europea contemporanea sono gli ingredienti di una performance magnetica per il cartellone di Biennale Danza 2020. 

Lisbeth Gruwez dances Bob Dylan, questo il titolo dello spettacolo in cui la Gruwez accompagnata da Maarten Van Cauwenberghe, nei panni di un disk jockey in bilico tra elettronica e anni ’60, attraversa le note, i giri armonici, le atmosfere e gli infiniti mondi di Robert Allen Zimmermann, in arte Bob Dylan.

Nel mondo di Bob Dylan in punta di piedi

Lisbeth Gruwez non balla Bob Dylan, il titolo della performance in questo dice poco, la Gruwez diventa un tutt’uno con le note, si ritaglia spazi in esse, dilatando e contraendo il corpo, entra in punta di piedi in una brano epico come Knockin on Heaven’s Door, il suo passo si fa lento e concentrato, come quello di un equilibrista su un filo sospeso tra i grattacieli di New York, ma la passerella che sta disegnando è una passerella che entra nella sua anima, fino a piegarla. 

La ritroviamo infatti per terra, dove emerge dal buio grazie al proiettore manovrato da Van Cauwenberghe, sulle note di It’s Alright, Ma, mentre i movimenti aderiscono al palcoscenico definendo continui punti di contatto.

Un viaggio on the road

Lo spettacolo scivola per cinquanta minuti in un assolo scenico, dove l’interazione con il pubblico è costante, la Gruwez si rivolge più volte agli spettatori, quasi a testare la loro attenzione o a tranquillizzarli sul numero di pezzi ancora da eseguire, si libera dei pantaloni scherzando sull’eleganza necessaria in scena, e al pubblico infine alza la bottiglia come per un brindisi beneaugurante. 

Non c’è dubbio che il grande protagonista sia Dylan, le sue sonorità invadono lo spazio e trascinano la memoria, ma la Gruwez non è affatto una comprimaria, si avvicina certamente al menestrello Bob con semplicità, sfoderando il suo ampio sorriso, ma una volta entrata nelle pieghe del ritmo, si impossessa del brano, lo fa proprio a tutti gli effetti e a quel punto è pressoché impercettibile se Gruwez danzi Dylan o Dylan canti per Gruwez. Al termine, il pubblico applaude e la sensazione è quella di aver compiuto un viaggio, a tratti sciamanico, on the road.

Visto il 22-10-2020
al Alle Tese di Venezia (VE)